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Per contrastare i sintomi della menopausa basta tuffarsi e nuotare...in acque gelide

Per alleviare i sintomi della menopausa c’è una soluzione che richiede solo un po’ di coraggio: fare regolarmente bagni e nuotare in acque fredde, con temperature comprese tra 0° e 10°C. Da sole, l’immersione e  le nuotate in acque a basse temperature riescono infatti a migliorare sensibilmente i sintomi fisici, e le conseguenze psicologiche di una condizione mai facile. 

L’efficacia del cosiddetto cold-water swim, pratica diffusa in Nord Europa, è stata dimostrata in uno studio pubblicato dai ginecologi dello University College di Londra su Post Reproductive Health, nel quale sono state interrogate oltre 1.100 donne sulle loro abitudini e sui disturbi associati alla menopausa. Di queste, 785 erano nella cosiddetta perimenopausa, cioè nel periodo di transizione, che può durare da alcuni mesi ad alcuni anni.

Il risultato è stato che esiste una chiara correlazione tra l’abitudine a nuotare regolarmente in acque gelide e la diminuzione dell’ansia (per una nuotatrice su due), l’attenuazione degli sbalzi di umore (per il 34,5%), la minore presenza del calo del tono dell’umore (per il 31%) e delle vampate (per il 30%). E le donne sembrano saperlo: il 63,3% delle intervistate ha affermato di nuotare al freddo proprio per alleviare i disturbi. Tra l’altro, la stragrande maggioranza di loro nuotava con un costume da piscina e non con una muta.

Restano da definire meglio le caratteristiche di questa attività così salutare, già praticata da molti atleti professionisti. Per esempio, sarà importante studiare meglio i range di temperatura ideale delle acque, la durata migliore delle neuotate e della permanenza in acqua, la loro frequenza, anche se si è già visto che maggiore è la pratica, più intensi e duraturi sono i benefici. Tra l’altro, qualcosa di molto simile si vede anche nelle donne che hanno ancora il ciclo, e che soffrono di disturbi di vario tipo. Tra le oltre 700 intervistate, metà delle nuotatrici ha affermato di avere un sollievo rispetto all’ansia, più di un terzo di avere meno sbalzi di umore e una percentuale simile di sentirsi meno irritabile.

C’è comunque qualche rischio: per esempio, bisogna prestare attenzione agli scarichi fognari, evitando di nuotare dove le acque possano essere contaminate e dove si potrebbe contrarre un’infezione. Inoltre si può incorrere in ipotermie o addirittura in shock termici o aritmie cardiache. E’ bene quindi consulktare un medico, se non si ha esperienza.

Il nuoto in acque gelide forse non è per tutte. Ma chi riesce a praticarlo, ne trae indubbi vantaggi.

A.B.
Data ultimo aggiornamento 5 febbraio 2024
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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