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Ottime notizie dalla sperimentazione
del vaccino contro il virus chikungunya

La maggior parte delle persone ha sentito parlare per la prima volta del virus chikungunya a partire dal 2016, anno delle prime segnalazioni in occidente. Da allora, il virus, veicolato tra gli altri insetti dalla zanzara tigre, non se ne è mai andato, anzi, ha continuato ad ampliare il suo aerale di diffusione, raggiungendo quasi tutti i continentiarrivando anche in Francia e in Italia, via via che le zanzare, a causa della crisi climatica, conquistavano nuovi territori, e dal momento che non esistevano né vaccinazioni né farmaci.

L’infezione, che si presenta con sintomi simil-influenzali ed eruzioni cutanee, può essere pericolosa per i bambini, per gli anziani e per le donne incinte, perché può causare anomalie dello sviluppo del feto.

Ora però, dopo anni di studi, presto potrebbe arrivare un vaccino, realizzato con un approccio classico: quello del virus vivo attenuato, da sempre strategia nota per essere la più efficace, per suscitare una risposta immunitaria, anche se non esente da rischi.

Per tale motivo, i dati appena pubblicati su Lancet, particolarmente dettagliati proprio alla sicurezza, sono più che rassicuranti: nella fase 3 della sperimentazione non si è visto nulla di grave, non ci sono stati decessi, a fronte di un’immunizzazione del 99% dei vaccinati. Nello studio sono stati arruolati oltre 4.100 volontari sani in 43 siti statunitensi, tutti trattati con una sola iniezione di vaccino o di placebo e la risposta è stata analizzata dopo una settimana, 28 giorni, tre mesi e sei mesi. Il risultato, dal punto di vista dell’immunizzazione, è stato superiore alle aspettative: anche se dopo circa un mese gli anticorpi diminuiscono, la memoria immunitaria è ancora perfettamente efficiente dopo sei mesi nel 99% dei vaccinati. Ora occorreranno conferme nelle zone dove la malattia è endemica, per verificare l’efficacia in seguito all’incontro con il virus, ma non ci si aspetta che non funzioni, anzi. Quindi, con ogni probabilità, presto sarà disponibile un vaccino, da consigliare inizialmente ai soggetti a rischio che vivono o viaggiano nelle zone dove è presente la malattia.

A.B.
Data ultimo aggiornamento 23 giugno 2023
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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