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Ogni giorno entriamo in contatto con una
(o più) tra oltre 900 sostanze cancerogene

Ogni giorno, chi vive in aree urbanizzate e industrializzate, entra in contatto con una o più di tra 900 sostanze che aumentano il rischio di sviluppare un tumore mammario, che sono ubiquitarie nell’ambiente, contenute in innumerevoli oggetti e prodotti di uso comune, nonché in alimenti e bevande. Il numero, abbastanza shockante, è stato definito da un gruppo di ricercatori del Silent Spring Institute, un istituto di ricerca statunitense dedicato a questi temi, che hanno vagliato quanto contenuto in diversi grandi database internazionali, tra i quali quelli della International Agency for Cancer Research (IARC) di Lione, agenzia dell’OMS, quello del National Toxicology Program, quello del National Cancer Institute, quello della U.S. Environmental Protection Agency (EPA) e del suo ramo ToxCast, che si occupa specificamente di perturbanti endocrini, tutti statunitensi per identificare il maggior numero possibile di molecole sospette, o note per essere dannose. Mettendo insieme tutte le informazioni disponibili – hanno poi spiegato su Environmental Health Perspectives -l’elenco finale ha incluso ben 921 molecole, il 90% delle quali presenti in prodotti estremamente popolari, dai vestiti ai cosmetici, dagli arredi ai pesticidi e così via.

Nell’elenco, inoltre, in particolare ve ne sono 278 che provocano tumore al seno nei modelli animali, mentre più della metà interferisce in vario modo con gli equilibri ormonali dei sistemi riproduttivi ed endocrini maschili e femminili, e un terzo attiva i recettori degli estrogeni, fatto che costituisce un rischio ulteriore di sviluppare un tumore mammario. E non è tutto: 420 di essi alterano il DNA, e andrebbero quindi considerati particolarmente pericolosi.

Va detto che questo genere di studi richiede molto tempo, e tantissimo denaro. Anche per questo non ci sono dati sufficienti sulla maggior parte di queste sostanze. Tuttavia, come hanno ricordato gli autori, è necessario proseguire nella definizione delle caratteristiche delle molecole più usate, e prevedere nuovi protocolli per limitare almeno l’impiego di alcuni dei pesticidi, dei cosmetici, degli alimenti e in generale dei prodotti più pericolosi, e cercare di non introdurne in commercio altri.

A.B.
Data ultimo aggiornamento 12 gennaio 2024
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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