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Contro i tumori, sempre più immunoterapia

Un libro scritto dall’oncologo Michele Maio e dalla giornalista Agnese Codignola racconta la verità, le speranze e il "potere" delle nuove terapie oncologiche. Risultati importanti, dopo i primi difficili tentativi, ma costi troppo alti

L’immunoterapia dei tumori è sempre più protagonista: cronache e mass media ne parlano sempre più spesso, suscitando curiosità e domande. Ma che cosa è veramente? Come si è arrivati a capire che, messo nelle giuste condizioni, il nostro sistema immunitario poteva rappresentare uno strumento potente e talvolta decisivo per tenere sotto controllo e, nei casi più fortunati, sconfiggere in maniera definitiva il cancro? Funziona sempre? Ha effetti collaterali? Che ruolo ha rispetto alle terapie esistenti, e cioè la chirurgia, la radioterapia e la chemioterapia? Quanto costa? A queste e a molte altre domande risponde ora un libro scritto a quattro mani da Michele Maio (l’oncologo che dirige l’unico reparto di immunoterapia dei tumori in un ospedale pubblico italiano, il Policlinico Santa Maria alle Scotte di Siena, e che una trentina d’anni lavora nel campo, partecipando ad alcune delle più importanti sperimentazioni internazionali) e da Agnese Codignola, giornalista scientifica che da tempo segue le tematiche oncologiche. 

Il corpo anticancro (questo il titolo del libro), in libreria dal 17 gennaio per le edizioni Piemme, nella prima parte ci accompagna lungo un’epopea durata alcuni decenni pioneristici, anni nei quali solo alcuni ricercatori un po’ visionari hanno pervicacemente continuato a fare studi di laboratorio e in clinica nonostante le molte battute d’arresto, e nonostante la maggior parte della comunità scientifica non credesse che sarebbe mai stato possibile attivare il sistema immunitario in chiave antitumorale, per poi giungere ai giorni nostri, e spiegare che cosa è, nella quotidianità dei malati (di alcuni dei quali sono riportate le storie autentiche), l’immunoterapia. 

In questa seconda parte, il libro illustra che cosa sono i farmaci immunoterapici (in realtà anticorpi), quali i punti di domanda ancora aperti (per esempio il fatto che non tutti rispondono e che alcuni sviluppano resistenza, mentre altri reagiscono in maniera straordinariamente efficace), quali i limiti, e quali le grandi potenzialità: tutti aspetti che stanno rivoluzionando il settore dell’oncologia. Oggi queste terapie sono già in uso per il melanoma, per i tumori del polmone, del rene, della testa e del collo, per alcuni linfomi, e non passa giorno senza che non vengano rese note nuove informazioni sull’arrivo di nuove approvazioni da parte degli enti di controllo.

Il libro affronta, però, anche uno dei temi più spinosi legati a queste nuove terapie, e cioè quello degli altissimi prezzi. Ogni ciclo costa, infatti, centinaia di migliaia di euro (o di franchi, dollari...), al punto che in alcuni Paesi si sta decidendo se i sistemi sanitari possano realmente permetterseli. In altri si studia, invece, come fare per contrattare prezzi inferiori con le aziende farmaceutiche, in modo che siano accessibili al maggior numero possibile di malati. 

Quello che si compone alla fine è un quadro completo, spiegato in maniera chiara, che racconta una grande storia di ricerca, ma che è stato scritto soprattutto con lo scopo di permettere, a chiunque lo desideri, di compiere scelte informate per sé o per i propri cari, nell’ambito di una materia di per sé complessa. L’immunoterapia, secondo una delle definizioni di Maio e Codignola, è il quarto moschettiere della lotta al cancro, dopo la chirurgia, la radioterapia e la chemioterapia, uno strumento che verrà sempre più spesso proposto ai malati. I quali devono sapere di che cosa si sta parlando, per compiere scelte informate e consapevoli.

A.B.
Data ultimo aggiornamento 10 gennaio 2017
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco


Vedi anche: • Immunoterapia efficace anche per il polmone


Tags: anticorpi monoclonali, immunoterapia oncologica, Michele Maio, recensioni



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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