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Nuove conferme per un farmaco che
potrebbe rallentare la sclerosi multipla

La sclerosi multipla, se diagnosticata quando non presenta ancora sintomi, ma è solo visibile attraverso specifiche indagini radiologiche, potrebbe essere rallentata da un farmaco, che in uno studio di fase 2 si è rivelato molto efficace. 

La molecola, chiamata teriflunomide, è stata infatti somministrata (al dosaggio di 14 milligrammi al giorno) dai neurologi dell’Ospedale Universitario di Nizza, in Francia, a metà di un campione di 89 persone con, appunto, quella che viene chiamata radiologically isolated syndrome, che sono state poi seguite per almeno due anni. All’altrav metà è stato invece somministrato un placebo, come comntrollo.

Come riferito al 75esimo meeting dell’American Academy of Neurology, nel gruppo di controllo otto persone hanno sviluppato i sintomi della sclerosi multipla, contro le 20 del gruppo di controllo, trattato con un placebo. Tradotto in percentuale, ciò significa che i trattati hanno avuto una diminzione del rischio di progressione della malattia del 72%.

Ora gli autori cercheranno di estendendere la sperimentazione, per confermare su un numero più ampio di pazienti il potenziale di questa  molecola. Qualora dovessero riuscire nel loro intento (ci vorrà qualche anno, perché è necessario seguire l’evoluzione nel tempo della neurodegnerazione), i pazienti che ricevono la diagnosi di sclerosi multipla quando la malattia è ancora in fase precoce potrebbero trarne grandi vantaggi.

A.B.
Data ultimo aggiornamento 21 aprile 2023
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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