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No, l’ansia e la depressione non fanno aumentare il rischio di avere un tumore

L’ansia e la depressione, contrariamente a quanto si pensa, non aumentano il rischio di sviluppare un tumore. Pone fine a una credenza diffusa, ma non sostenuta da prove convincenti (perché gli studi effettuati hanno sempre portato a risultati contraddittori), una grande metanalisi internazionale pubblicata su Cancer, nella quale sono stati messi insieme, dal consorzio di ricercatori denominato Psychosocial Factors and Cancer Incidence, i dati di ben 18 coorti di persone di Olanda, Regno Unito, Norvegia e Canada, per un totale di 319.000 soggetti, tra i quali ci sono stati oltre 25.800 casi di tumore in arco di tempo medio di 26 anni. Verificando la presenza di ansia e depressione, e mettendola in relazione con le diagnosi oncologiche, i ricercatori hanno dimostrato che non esiste un nesso per i tumori in generale né per quelli di mammella, prostata, colon retto e per quelli direttamente associati all’alcol come quelli del cavo orale, dell’esofago o del fegato in particolare. Si vede solo un +6% in chi è ansioso e fuma, ma l’aumento sarebbe da attribuire al fumo, che i depressi e gli ansiosi non riescono ad abbandonare, più che al disagio psicologico.

Le azioni preventive devono quindi indirizzarsi verso il tabagismo o altre abitudini che possono aumentare il rischio, ma non necessariamente verso ansia e depressione. Le quali devono essere a loro volta affrontate al meglio, e se possibile curate, dato l’impatto che hanno sulla qualità di vita, ma non per prevenire il cancro.

A.B.
Data ultimo aggiornamento 5 settembre 2023
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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