GASTROENTEROLOGIA
La steatosi epatica non alcolica potrebbe essere sconfitta da un fungo intestinale
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La cura della steatosi epatica non alcolica, cioè dell’accumulo di grasso nel fegato non determinato dall’ececsso di alcolici ma da quello di grassi, che colpisce circa un adulto su tre, e contro la quale non ci sono quasi terapie specifiche, potrebbe arrivare da una fonte insospettabile: un micete (o fungo) intestinale chiamato Fusarium foetens, che produce una molecola che sembra essere efficace. Lo suggerisce uno studio pubblicato su Science che ha ripercussioni assai significative anche a un livello più generale. In esso infatti i ricercatori dell’Ospedale Universitario di Pechino hanno isolato e coltivato il fungo dalle feci umane: un’impresa di per sé ardua, dal momento che i miceti intestinali sono molto pochi, e vivono immersi in un ambiente ricchissimo di batteri, virus e archei. Il primo successo è questo, insieme al fatto che le condizioni di crescita messe a punto per lo studio potrebbero essere sfruttare anche per altri miceti.
Poi hanno dato il Fusarium foetens a modelli animali di steatosi, e visto che i sintomi come la fibrosi epatica, anticamera della cirrosi, miglioravano sensibilmente. A quel punto hanno analizzato il liquido secreto dal fungo, e scoperto che conteneva una molecola chiamata CerS6, che inibisce la formazione di una classe di altre molecole, chiamate ceramidi, coinvolte nella comunicazione tra intestino e fegato, e secrete da molte specie di funghi. Finora non si sospettava che le ceramidi potessero avere una funzione terapeutica, ma si sapeva solo che, in chi ha una steatosi, le cincnetrazioni sono elevate: aver scoperto il loro ruolo rappresneta un altro passo in avanti.
Ci sono quindi i presupposti per proseguire con gli studi, e controllare se CerS6 sia efficace e sicura. In caso fosse così, la molecola si potrebbe ottenere da diverse specie di miceti, fatti crescere anche grazie alle condizioni indicate in questo studio.
A.B.
Data ultimo aggiornamento 8 maggio 2025
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