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Nel 2020 un giovane su due avrà qualche forma di allergia

Un’indagine eseguita in Italia da Assosalute rivela che è in aumento il numero delle persone che si dichiarano afflitte da qualche forma di allergia. E secondo alcune proiezioni a livello internazionale, circa la metà della popolazione più giovane (bambini e adolescenti) dovrà fare i conti, nel 2020, con questi problemi. Perché cresce il numero degli allergici? Lo stile di vita - scrive il quotidiano La Repubblica - ha una forte responsabilità. Esiste sicuramente una predisposizione genetica, ma una serie di situazioni ambientali e di nostri comportamenti ci rendono poi più sensibili. Ecco l’articolo di Letizia Gabaglio, pubblicato sulle pagine della salute di repubblica.it

PER IL 33,6% degli italiani la primavera è associata all’arrivo delle allergie e ai relativi fastidi. La bella stagione evoca sì buon umore, energia e positività, ma anche starnuti, prurito agli occhi, lacrimazione e naso chiuso. Che le allergie siano infatti un problema diffuso lo testimoniano i dati emersi da un’indagine di Assosalute su un campione di mille italiani: il 40% del campione dichiara di soffrire di una qualche forma allergica e, in particolare, la quota di allergici che soffrono inesorabilmente tutte le primavere, spesso o sempre, è pari al 19,5% del campione, percentuale in aumento rispetto a un’analoga rilevazione del 2014, quando era del 16,7%. “Il trend di crescita di ciò che gli italiani percepiscono non fa che confermare quello che già alcuni ricercatori avevano messo in evidenza anni fa: almeno un terzo di bambini e adolescenti ha una forma di allergia e le proiezioni a livello internazionale stimano che nel 2020 le allergie interesseranno la metà di questa popolazione”, commenta Giorgio Walter Canonica, Presidente SIAAC, Società Italiana di Allergologia, Asma e Immunologia Clinica.

Le cause. Perché il numero degli allergici è in continuo aumento? Colpa del nostro stile di vita, dicono gli esperti. Le persone che ne soffrono hanno sicuramente una predisposizione genetica, ma poi è l’ambiente che scatena la reazione. “E’ lo scotto che dobbiamo pagare per aver introdotto norme e comportamenti che da una parte ci preservano da infezioni e malattie, ma dall’altra ci rendono più sensibili”, continua Canonica. È aumentato anche il tempo che si passa al chiuso, in ambienti poco areati, e questo aumenta la concentrazione di allergeni. “I bambini giocano molto poco all’aperto e quindi sono meno esposti alle sollecitazioni durante l’età dello sviluppo, e quindi sono più esposti allo sviluppo di allergie”, spiega ancora l’allergologo.

I sintomi. I fastidi più più fastidiosi delle allergie sono starnuti (per il 62,1% del campione), prurito agli occhi (57,5%), lacrimazione (47,7%) e naso chiuso (39,4%). Fastidi che rappresentano una limitazione agli impegni quotidiani: quasi il 45% degli intervistati ha dichiarato di non dormire bene la notte, il 32,5% di avere difficoltà a concentrarsi mentre, soprattutto i giovani, affermano di “sentirsi malati”. Per fortuna esistono delle buone regole di comportamento che riescono a limitare i sintomi: molto utili sono i bollettini dei pollini, che indicano le ore e i giorni in cui la presenza degli allergeni è maggiore, che andrebbero sempre consultati prima di programmare una gita o una passeggiata. Importante è anche lavarsi frequentemente per lavare via gli allergeni che si depositano su capelli, ciglia o palpebre.

I farmaci. Antistaminici e antiallergici, decongestionanti, vasocostrittori e corticosteroidi. Sono i farmaci senza obbligo di prescrizione a cui quasi la metà degli italiani fa ricorso per tenere a bada i sintomi dell’allergia. Una percentuale in aumento rispetto al 2014 (42,5%) e che sale al 56,1% tra coloro che dichiarano di soffrire di rinite allergica tutti gli anni. Una quota non minoritaria (18,6%) si affida a prodotti naturali mentre solo il 6,8% dichiara di aver ricorso al vaccino. “E’ un dato di fatto che chi è allergico ha sicuramente imparato a gestire con soddisfazione i sintomi più comuni della rinite anche attraverso l’impiego di i farmaci da banco. È comunque molto importante ricordare ai pazienti di far ricorso al consiglio del farmacista o del medico per gestire al meglio la sintomatologia”, conclude Canonica.’

Data ultimo aggiornamento 26 marzo 2017
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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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