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La meditazione trascendentale è imbattibile nel combattere lo stress post traumatico

La meditazione trascendentale o MT, pratica antichissima, è più efficace e rapida di molti degli approcci contemporanei messi in campo per combattere la sindrome da stress post traumatico o PTSD. Lo dimostra una metanalisi effettuata dai ricercatori della Maharishi International University di Fairfield, e pubblicata su Medicina. In essa sono stati presi in esame 15 studi degli ultimi anni, condotti in paesi diversissimi quali l’Ucraina, il Sud Africa, gli Stati Uniti, il Giappone, la Repubblica Democratica del Congo, Israele e Australia su un totale di oltre 1.200 vittime di PTSD in situazioni estremamente differenti le une dalle altre. I risultati sono sempre a favore della meditazione, che si è rivelata più efficace e con effetti più rapidi rispetto agli altri metodi, con un miglioramento del punteggio specifico di 10 o più punti, ampiamente sopra la significatività statistica. 

Per esempio, la MT è stata utile a veterani di guerra, altrimenti avviati a una terapia educazionale o a un programma di psicoterapia di lunga durata; è stata migliore rispetto ad altre terapie negli ex-studenti sudafricani esposti alla guerra e alle discriminazioni razziali; è stata molto efficace tra le infermiere e gli infermieri in prima linea durante il Covid; è stata risolutiva tra vittime di violenza domestica (più dei gruppi di supporto) e così via.

Lo schema migliore prevede due sessioni al giorno, ed è stato sperimentato anche sul campo da alcuni degli autori che, per esempio, hanno assistito oltre duemila Armeni dopo il terremoto, nel 1989-1990.

Gli autori ricordano la totale innocuità e gratuità di una tecnica non incentrata sul trauma, non farmacologica, che fornisce un aiuto per indirizzare i pensieri nella giusta direzione, e la cui efficacia è nota da moltissimi anni.

A.B.
Data ultimo aggiornamento 12 maggio 2025
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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