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Miocarditi, revisione degli studi conferma: rischio maggiore dal Covid e non dal vaccino

La miocardite, infiammazione del muscolo cardiaco che si manifesta con dolore al petto e affaticamento nella respirazione, e che in rari casi può portare al ricovero in ospedale, allo scompenso cardiaco, fino alla morte, è stata segnalata come possibile complicanza dei vaccini anti SARS-CoV-2 (il coronavirus che provoca il Covid), soprattutto nelle persone più giovani, specie se di sesso maschile. Ma ciò che è meno noto è che anche l’infezione da SARS-CoV-2 danneggia il cuore e può provocare miocarditi. Di conseguenza, la decisione se vaccinarsi o meno dovrebbe basarsi su un confronto tra i due rischi, e sulla scelta di quello inferiore. Eppure, finora, nessuno aveva condotto studi di proporzioni significative per confrontare i due tipi di miocardite. Ci hanno pensato i cardiologi dell’Università della Pennsylvania (Stati Uniti), che hanno pubblicato la più grande revisione fin qui effettuata di tutti gli studi che affrontano questi argomenti, condotti tra il 2020 e il 2022. 

Come illustrato sulla rivista scientifica Frontiers in Cardiovascular Medicine, l’attenzione è stata posta su 22 studi che hanno coinvolto un numero incredibilmente alto di persone con complicanze cardiache in tutto il mondo: 55,5 milioni di vaccinati, confrontati con i non vaccinati, e 2,5 milioni di persone con il Covid, confrontate con chi non era stato infettato. 

In generale, coloro che hanno avuto una miocardite sono stati ricoverati - qualunque fosse la causa - nell’1,07% dei casi, e sono deceduti nello 0,015% dei casi, a riprova del fatto che la malattia non è diversa se cambia l’origine. 

Ma ciò che è più interessante sono i dati di ciascun campione. Infatti, è emerso che il rischio di miocardite è 15 volte più alto in chi viene infettato rispetto a chi non lo è, a prescindere dal fatto che sia stato vaccinato o meno. Considerando i dati da un’altra visuale, il rischio di miocardite è più di sette volte superiore nel gruppo infetto rispetto al gruppo vaccinato.

Inoltre, un altro dato interessante riguarda la tipologia di vaccino: i numeri non cambiano nel caso di un’immunizzazione a mRNA, a vettore virale o proteica (i tre diversi tipi di vaccino), circostanza che suggerisce che l’infiammazione del cuore sia il risultato dell’attivazione del sistema immunitario, e non sia associata a un tipo specifico di vaccino. 

La conclusione è quindi molto chiara: dal punto di vista del cuore, si corrono rischi molto più bassi con il vaccino che con l’infezione da SARS-CoV-2. I ricercatori hanno poi visto che, per un certo numero di persone che si infettano, le complicanze per il cuore si protraggono per mesi.

A.B.
Data ultimo aggiornamento 27 novembre 2022
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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