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Messo a punto, finalmente, un antidoto universale contro tutti i veleni di serpente

I veleni dei serpenti uccidono ogni anno non meno di 100.000 persone, soprattutto nelle aree più povere dell’Africa e dell’Asia: sono killer più efficaci della maggior parte delle malattie tropicali rare. In parte ciò è dovuto al fatto che le neurotossine, oltre a essere differenti nelle diverse specie, mutano nel tempo, e sono quindi variabili. Per tale motivo, si è sempre puntato su produzioni locali di antidoti contro il veleno di singoli tipi di serpenti, ma questo ha reso l’efficacia degli stessi del tutto parziale, e insoddisfacente. Presto però tutto questo potrebbe cambiare, perché i ricercatori dello Scripps Research Institute di La Jolla, in California, hanno trovato il modo di produrre un anticorpo efficace contro diversi tipi di veleno.

Come riferito su Science Traslational Medicine, per riuscirci hanno applicato un approccio simile a quello che loro stessi avevano usato con i virus dell’HIV: hanno cercato le parti di tossine più stabili e conservate, cioè presenti in più di un tipo di veleno e non soggette a variazioni. Le neurotossine sono quasi tutte attive sui recettori nicotinici del neurotrasmettitore acetilcolina, e anche se sono diverse presentano alcune parti comuni, che sono anche le più importanti ai fini dell’effetto di blocco. Hanno così scoperto che un gruppo di proteine chiamate a tre dita, o 3FTXs (da three-finger toxins), presenti nei mamba neri, nei cobra reali, nei bungari e in altri serpenti pericolosissimi della famiglia degli elapidi, erano particolarmente conservate nelle diverse neurotossine. A quel punto hanno preso i geni di 16 diverse FTXs e li hanno fatti esprimere in cellule di mammifero. Poi hanno messo a contatto con le FTXs ben 50 miliardi di anticorpi umani, per capire se ve ne fossero di efficaci. Ne hanno isolati circa 3.800 diretti contro di loro, tra i quali ne hanno scelti una trentina e, alla fine, uno solo, che sembrava essere nettamente il più efficace, chiamato 95Mat5.

A quel punto sono passati ai modelli animali e hanno provato a dare, insieme, 95Mat5 e veleno di cobra reale, mamba nero o bungaro, e hanno visto che gli animali non solo non morivano, ma non restavano neppure paralizzati (l’effetto non letale dato dalla stragrande maggioranza di queste tossine). 

Va detto che 95Mat5 non è efficace contro i veleni delle vipere, ma i ricercatori stanno applicando lo stesso approccio per trovare un anticorpo anche per due di quelli. Inoltre ne stanno cercando un altro anticorpo per una parte di elapidi che hanno tossine diverse.

L’idea sarebbe quella di arrivare ad avere un cocktail di questi quattro anticorpi, che potrebbe diventare davvero un antidoto quasi universale, e salvare così moltissime vite, anche nei paesi più poveri, che sono i più flagellati da questa piaga.

A.B.
Data ultimo aggiornamento 26 febbraio 2024
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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