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Melanoma, nuovo anticorpo monoclonale
al via negli Usa

Buone notizie sul fronte della lotta contro il melanoma. La Food and Drug Administration (FDA, l’ente che controlla la sperimentazione e il commercio dei farmaci negli Stati Uniti), ha approvato l’uso di una nuova molecola - l’anticorpo monoclonale pembrolizumab - per arginare il tumore maligno più pericoloso della pelle.

Il farmaco è diretto contro un recettore (una proteina) chiamato PD1, che è presente sulla parete esterna dei linfociti T, e lo blocca (per questo viene definito "inibitore del checkpoint PD1"). Al recettore PD1 si lega, di norma, una molecola chiamata PD-L1, che è in grado di frenare l’attività dei linfociti (cellule fondamentali del sistema immunitario). È lo stesso sistema difensivo dell’organismo a regolarsi in questo modo, utilizzando la PD-L1 quando è necessario frenare i linfociti: ad esempio, per limitare i rischi di reazioni autoimmuni. Ma le cellule tumorali hanno imparato il trucco, verrebbe da dire, e - anche loro - cercano di produrre e utilizzare la proteina PD-L1 per legarsi al recettore PD1 e bloccare, così, i linfociti T che invece dovrebbero annientarli. Il pembrolizumab rende "inagibile" il recettore PD1, e in questo modo vanifica i tentativi delle cellule tumorali di attivare i freni dei linfociti, permettendo, nello stesso tempo, al sistema difensivo dell’organismo di combattere il melanoma con la massima efficacia. 

Negli Stati Uniti e in Europa, finora, è disponibile soltanto un altro anticorpo per il melanoma: l’ipilimumab, attivo contro un’altra proteina frenante, la CTLA-4. Ma diverse aziende stanno sviluppando farmaci e anticorpi dello stesso tipo ed è probabile che nei prossimi anni le nuove terapie a disposizione dei malati saranno numerose.’

A.B.
Data ultimo aggiornamento 11 novembre 2014
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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