Questo sito utilizza cookies tecnici per l'analisi del traffico, in forma anonima e senza finalità commerciali di alcun tipo; proseguendo la navigazione si acconsente all'uso dei medesimi Ok, accetto

Per curare l’alopecia autoimmune basta
una dose ridotta dell’antibiotico doxicillina

Per contrastare una forma di alopecia autoimmune chiamata cicatriziale linfocitica, nella quale gli autoanticorpi hanno come bersaglio i follicoli piliferi, di solito si consiglia una terapia con alte dosi dell’antibiotico doxiciclina, che può prolungarsi anche per anni. Oltre ad aumentare il rischio di selezionare batteri resistenti, questo approccio non incontra il favore dei pazienti, che risentono di effetti collaterali anche pesanti, soprattutto a carico dell’apparato gastrointestinale, e che per questo non di rado interrompono le cure. Ora però uno studio pubblicato sul Journal of the American Academy of Dermatology dimostra che anche una dose molto più bassa è efficace, e potrebbe quindi diventare il nuovo standard.

In esso i dermatologi della Langone Health della New York University hanno controllato o dati clinici e le terapie di 241 donne e uomini trattati tra il 2009 e il 2023 per questa rara forma di alopecia, nel 73% dei casi con i dosaggi più elevati, e con quelli più bassi. I risultati, in termini di infiammazione, misurazioni della densità, del volume e del diametro dei capelli, percezione dei pazienti e della retrocessione dei capelli sono stati del tutto sovrapponibili. Al contrario, tra coloro che avevano assunto le dosi più alte di doxiciclina (100 milligrammi o mg due volte al giorno), il 23% ha avuto effetti collaterali seri, mentre tra gli altri (trattati con 20 mg due volte al giorno) solo il 12% ne ha avuti. La conferma è che tra i primi, il 25% ha interrotto la cura, mentre tra i secondi lo ha fatto solo il 16%.

Secondo gli autori, tutto ciò conferma che il trattamento potrebbe essere modificato con una riduzione dei dosaggi, con numerosi benefici sia per i pazienti che per la lotta all’antibiotico-resistenza.

A.B.
Data ultimo aggiornamento 15 aprile 2025
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco



Warning: Use of undefined constant lang - assumed 'lang' (this will throw an Error in a future version of PHP) in /var/www/nuevo.assediobianco.ch/htdocs/includes/gallery_swiper.php on line 201

Notice: Undefined index: lang in /var/www/nuevo.assediobianco.ch/htdocs/includes/gallery_swiper.php on line 201

Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

Chiudi

Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

VAI ALLA VERSIONE COMPLETA