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Lo Shiitake, fungo giapponese, potenzia (realmente) le difese

C’è un fungo, originario dell’Asia (in particolare del Giappone), ma venduto anche in occidente per le sue qualità in cucina e per le sue caratteristiche curative (sul sistema cardiovascolare), che sembra in grado di potenziare le difese immunitarie. È chiamato Shiitake (Lentinula edodes), e i ricercatori dell’Università della Florida (Stati Uniti) lo hanno dato tutti i giorni per un mese a un gruppo di una cinquantina di volontari sani, di età compresa tra i 21 e i 41 anni, chiedendo però di rispettare, nel contempo, alcune regole: non assumere fibre, tè e probiotici, perché avrebbero potuto avere un effetto antinfiammatorio in grado di “oscurare” quello dei funghi; non bere alcol in abbondanza, poiché questa sostanza, al contrario, danneggia le difese immunitarie; non essere né vegetariani, né vegani, o mangiare più di 7 porzioni di frutta e verdura al giorno, per poter confrontare i dati in modo più omogeneo, rispetto a chi segue un’alimentazione standard.

Come riportato sul Journal of the American College of Nutrition, alla fine della dieta (la “dose” quotidiana era di circa un fungo al giorno), tutti i volontari hanno mostrato una diminuzione dei marcatori dell’infiammazione, quali la proteina C reattiva, e un potenziamento dei linfociti T (soprattutto di tipo gamma-delta) e dei linfociti Natural Killer, nonché di alcuni tipi di immunoglobuline (anticorpi).

Secondo i ricercatori, questi dati ne confermano altri che erano emersi sporadicamente nell’ambito di altri studi, e danno sostanza alla tradizione popolare giapponese, secondo la quale lo Shiitake combatte le infezioni. Questo fungo, fra l’altro, si presta bene a essere cucinato, è saporito e ricco anche di sali minerali e proteine vegetali.

A.C.
Data ultimo aggiornamento 17 aprile 2015
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco


Tags: proteina C reattiva



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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