PASSATO E PRESENTE
Le terme di Bath curano l’uomo da almeno duemila anni: con i batteri delle loro acque

Le soluzioni al grande problema dell’antibiotico-resistenza potrebbero arrivare, anche, dai batteri del passato. Uno studio effettuato sui sedimenti e sul biofilm (la pellicola più superficiale delle colonie batteriche) del sito di Bath, in Gran Bretagna, dove da almeno 2.000 anni le persone beneficiano delle acque calde sorgive, ha infatti svelato la presenza di almeno 15 sostanze molto interessanti. Come illustrato su The Microbe, i ricercatori dell’Università di Playmouth hanno prelevato decine di campioni in diversi punti della sorgente del Re, dove l’acqua raggiunge i 45°C, e del Gran Bagno, dove arriva a circa 30°C. Quindi li hanno analizzati con diverse tecniche, e hanno scoperto circae300 specie di microrganismi, nello specifico batteri e archea (gli organismi intermedi tra i primi e i virus, ancora in gran parte poco conosciuti) adattati a quelle temperature. Tra questi, c’erano diverse specie di Actinobacteria e Myxococcota, specie note per essere produttrici di molecole ad attività antibiotica. Quindi hanno dimostrato che 15 campioni contenevano batteri quali i Proteobacteria e i Firmicutes, rivelatisi molto potenti contro vari ceppi patogeni per l’uomo di Escherichia coli, di stafilococchi e di Shigella flexneri.
Le terme di Bath sono considerate curative e sono frequentate da due millenni: l’anno scorso vi hanno avuto accesso circa un milione di persone. Probabilmente parte delle qualità risiede nella presenza di batteri e sostanze da essi prodotti che riescono ad attenuare alcune infezioni e a riequilibrare il microbiota.
E l’importanza della scoperta si capisce anche da un altro studio che lega insieme batteri e acqua, presentato a un recente meeting internazionale dai ricercatori dell’Università di Oldenburg, in Germania. In esso le acque delle Baia di Giada del Mare del Nord, in Germania, sono state analizzate e messe a contatto con alcuni antibiotici (ofloxacina, clindamicina, clarithromicina e novobiocina) e il risultato è stato a dir poco preoccupante. Infatti, il 70% dei batteri marini aveva una resistenza all’ofloxacina, il 95% una alla clindamicina, il 58% una alla clarithromicina e il 100% una alla novobiocina.
I batteri (57 tipi di quali patogeni per l’uomo, 40 no) si trovavano soprattutto nelle zone più superficiali dell’acqua, insieme a numerosi altri antibiotici. E’ quindi indispensabile utilizzare e smaltire meglio gli antibiotici, evitando che finiscano in marre, Ma sarebbe anche utilissimo intensificare le ricerche sui batteri marini innocui, tra i quali potrebbero nascondersi gli antibiotici di domani.
A.B.
Data ultimo aggiornamento 7 agosto 2024
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