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Le nanoplastiche arrivano anche sulle Alpi.
E la maggior parte proviene dall’Atlantico

Le micro- e le nanoplastiche, cioè le particelle e i frammenti di decine di polimeri con diametri che vanno, rispettivamente, da pochi millesimi di millimetro a pochi milionesimi di millimetro, si sa, sono ovunque, sia nell’ambiente che nei tessuti degli organismi viventi. E ora arriva una nuova conferma, grazie a uno studio nato dalla collaborazione tra ricercatori e alpinisti, e condotto sulle Alpi francesi, italiane e svizzere. In esso infatti i chimici dell’Helmholtz Centre for Environmental Research (UFZ) di Leipzig in Germania, hanno chiesto aiuto a un gruppo di esperti alpinisti per prelevare campioni sulla cosiddetta Alta via, che passa a circa tremila metri di altitudine e va da Chamonix, in Francia, a Zermatt, in Svizzera, toccando anche il territorio italiano. Gli alpinisti hanno raccolto campioni in 14 siti diversi, percorrendo sempre vie non toccate dal turismo di massa. In precedenza, erano stati istruiti tramite una serie di lezioni on line su che cosa fare per ridurre al massimo i rischi di contaminazioni. Per esempio, era sempre il primo della spedizione a prelevare, e doveva farlo il più in fretta possibile, e tutti dovevano indossare indumenti nuovi (che disperdono meno frammenti). Il risultato, riportato sulla rivista del gruppo Nature Scientific Reports, è stato che in cinque dei 14 siti erano presenti nanoplastiche a concentrazioni comprese tra i 2 e gli 80 nanogrammi per millilitro di neve sciolta, per lo più di polimeri provenienti dagli pneumatici, e cioè polietilene e polistirene. Il polietilen-tereftalato o PET, usato nelle bottiglie, era meno rappresentato. Grazie alla collaborazione con un gruppo di ricercatori norvegesi, che hanno messo a punto modelli che tengono conto delle condizioni climatiche e di altre variabili, poi, è stato possibile risalire ai luoghi di provenienza delle nanoplastiche. In base ai modelli, le particelle sono arrivate quasi smpre da ovest, nel 10% dei casi dalla Francia, e poi dalla Svizzera e dalla Spagna. In particolare, però, molte nanoplastiche sono arrivate lì dall’Oceano Atlantico (in più del 50% dei casi). Trattandosi di ghiacciai spesso battuti dal vento, i versanti più esposti sono risultati essere quelli meno contaminati.
Il messaggio di questo esperimento riuscito di Citizen Science è comunque inequovicabile: nessuno si salva dalla plastica che continuiamo a produrre e a usare quasi senza limiti.
A.B.
Data ultimo aggiornamento 26 febbraio 2025
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