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Le crisi acute del lupus potrebbero essere
scatenate da un raro batterio intestinale

Le crisi infiammatorie acute tipiche del lupus potrebbero dipendere, anche, dalla presenza di uno specifico ceppo di batteri nell’intestino. Anche se per il momento non c’è una prova definitiva, uno studio appena pubblicato sugli Annals of Rheumatic Diseases mostra infatti la coesistenza delle riacutizzazioni con la proliferazione di un batterio chiamato Ruminococcus blautia gnavus, già associato a una perdita di impermeabilità delle pareti intestinali, al passaggio di patogeni nel sangue, e alle conseguenti infiammazioni e mobilizzazioni del sistema immunitario.

Nello studio, gli immunologi della Grossman School of Medicine della New York University hanno analizzato il sangue e le feci di 16 donne con il lupus e di 22 donne di pari età non malate, tutte appartenenti a diversi ceppi etnici, e messo in relazione quanto trovato con la condizione clinica. Hanno così scoperto che nelle malate, ma non nelle sane, durante le crisi ci sono almeno 34 geni batterici, già noti per essere marcatori di proliferazione, tutti attivati e che, in particolare, il ceppo che spicca è proprio Ruminococcus blautia gnavus. Volendo approfondire, hanno poi dimostrato che nell’organismo delle pazienti erano presenti anticorpi contro molecole fondamentali per questi batteri, chiamate lipidoglicani (dati dall’unione di uno zucchero con un grasso): un altro indizio molto sospetto, perché qurgli anticorpi segnalano un’attivazione del sistema immunitario che potrebbe avere a che fare con quella tipica delle crisi.

Se il ruolo di Ruminococcus blautia gnavus fosse confermato, si potrebbe pensare a un trattamento biologico o a una dieta specifica finalizzati a riequilibrare la flora batterica intestinale, anche per diminuire il carico di farmaci che questi pazienti, di solito, devono assumere. E non è tutto. I ricercatori stanno infatti cercando di comprendere meglio il ruolo dei peptidoglicani e delle singole parti di essi, perché anche questi potrebbero diventare bersagli di strategie terapeutiche innovative e mirate.

A.B.
Data ultimo aggiornamento 26 luglio 2023
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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