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Le cosiddette mamme canguro agevolano molto lo sviluppo cognitivo dei prematuri

Le chiamano mamme canguro, perché tengono i neonati prematuri in grembo, cercando di facilitare il raggiungimento della piena maturità. E ora uno studio conferma che quello che sembra solo una coccola in più a un bambino che ha quasi sempre qualche difficoltà, in realtà ha una grande efficacia sullo sviluppo cognitivo: a un anno, i bambini nati prematuri che sono stati cullati con regolarità da un genitore durante la permanenza in terapia intensiva o comunque in ospedale nei test cognitivi ottengono punteggi nettamente migliori di chi non ha avuto la stessa fortuna.

I neonati sono definiti prematuri se nascono tre settimane prima della scadenza o prima, e proprio a causa del mancato compimento della gravidanza possono andare incontro a complicazioni neurologiche, respiratorie, infettive o gastrointestinali. Di solito restano in ospedale per una media di 2,5 mesi, in un ambiente estremamente diverso dal grembo materno, dove sono soli e dove gli unici stimoli che hanno sono quelli delle macchine. Per questo si è pensato che cercare di riportarli almeno per qualche minuto in una situazione il più simile possibile al ventre materno, nella quale sentire la voce, e rientrare in contatto con la madre, potesse essere utile. E in effetti, stando a quanto pubblicato sul Journal of Pediatrics dai neonatologi della Stanford University, i benefici sono molto significativi.

Gli autori hanno studiato la storia di 181 prematuri nati tra il 2018 e il 2022, dei quali erano disponibili tutti i dati medici fino a un anno di vita, e per i genitori dei quali erano state registrate tutte le azioni non farmacologiche intraprese come appunto la partecipazione a un programma specifico. Anche dopo aver tenuto conto di tutti in possibili fattori confondenti come le patologie, il risultato è stato molto chiaro: a sei mesi e poi a un anno, i piccoli che erano stati con mamme canguro mostravano punteggi a un test che è l’analogo di quello del quoziente intellettivo, in 100 punti, di dieci punti, e avevano ottenuto risultati migliori in tutti i test (per esempio della vista, dell’udito, della capacità di svolgere alcuni compiti e così via). Bastano sessioni da 17 minuti due volte alla settimana per vedere i primi vantaggi, mentre se i minuti sono 20 o più al giorno emergono i dieci punti di distacco.

Cullare i prematuri non è facile – concludono i pediatri – perché sono quasi sempre attaccati a fili e monitoraggi. Per questo è molto importante che il personale medico e non solo riceva una formazione specifica, in modo da agevolare il più possibile i genitori. I vantaggi si vedranno per tutta la vita del bambino, e sono garantiti anche per i genitori, che spesso soffrono grave stress per la prematurità del figlio.

A.B.
Data ultimo aggiornamento 14 agosto 2024
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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