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Le alghe sono state protagoniste della dieta degli europei dal mesolitico al medioevo

Di mare, ma anche di fiume e di lago. Prevalentemente nelle zone costiere, ma anche in quelle lontane dal mare. Le alghe hanno fatto parte dell’alimentazione umana degli europei non solo, come si credeva, fino al neolitico, ma fino al Medioevo, in modo continuativo. Poi, per motivi tuttora misteriosi, sono state accantonate, in Europa, con pochissime eccezioni, mentre sono rimaste parte integrante dell’alimentazione degli asiatici. Oggi stanno tornando alla ribalta, per le elevatissime qualità nutrizionali e perché la loro coltivazione ha impatti ambientali prossimi allo zero, a differenza dei vegetali cresciuti nel terreno. 

A riscrivere la storia del consumo di alghe in Europa è stato uno studio pubblicato su Nature Communication dai ricercatori delle Università di Barcellona e New York, che hanno analizzato i resti di 74 scheletri rinvenuti in 28 siti archeologici sparsi tra Europa Nordorientale, Gran Bretagna, Paesi Bassi, Penisola Scandinava, Danimarca e Penisola Iberica. In particolare, i ricercatori hanno studiato la composizione del tartaro, minerale che si forma sui denti intrappolando le molecole contenute nel cibo. In questo modo hanno potuto dimostrare la presenza di diverse molecole tipiche di numerose specie di alghe sia di acqua marina che di acqua dolce in un arco temporale che va da 10-12.000 anni fa fino appunto al Medioevo. Finora si è sempre creduto che, con l’avvento dell’agricoltura, l’uomo avesse sentito meno il bisogno di rivolgersi a piante selvatiche, e le avesse gradualmente abbandonate migliaia di anni fa. Ma i nuovi dati dimostrano che non è affatto così, e che sono state una parte essenziale dell’alimentazione fino a un’epoca relativamente recente. Poi, per cause ancora tutte da comprendere, sono state abbandonate, a favore di piante derivanti da colture terrestri. Come hanno commentato gli autori su The Conversation, la scoperta dimostra quanto si tenda a sottovalutare le popolazioni più antiche, e quanto invece ci sia ancora da scoprire, ma anche da imparare, soprattutto ora che è indispensabile trovare nuove fonti alimentari.

A.B.
Data ultimo aggiornamento 14 novembre 2023
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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