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La sinusite potrebbe preannunciare l’arrivo
delle malattie reumatiche con largo anticipo

La sinusite potrebbe essere collegata alle malattie reumatiche autoimmuni, e annunciarne l’arrivo molti anni prima dell’esordio. Lo suggerisce uno studio appena pubblicato su RMD Open, rivista del gruppo del British Medical Journal, nel quale i reumatologi della Mayo Clinic di Rochester (Minnesota, USA) hanno preso in esame i dati di oltre 500.000 persone residenti in Minnesota (USA) tra il 1966 e il 2014. Tra costoro, c’erano anche oltre 1.700 individui cui era stata diagnosticata, in età adulta, una malattia reumatica autoimmune come l’artrite reumatoide, la sindrome di Sjögren, la vasculite, l’arterite a cellule giganti e la polimialgia reumatica. I dati di tutti costoro sono stati studiati in modo approfondito, e messi a confronto con quelli di un campione simile di persone, triplo per dimensioni, che però non avevano sviluppato quel tipo di patologia. E il risultato è stato che chi aveva sofferto di almeno un episodio di sinusite aveva avuto un rischio di andare incontro a una malattia reumatica superiore del 40% rispetto a chi non aveva mai avuto la sinusite, con una specifica propensione a sviluppare la sindrome di Sjögren, la cui incidenza è risultata raddoppiata, e quella da fosfolipidi, la cui incidenza è risultata aumentata di sette volte tra chi aveva avuto la sinusite. 

L’intervallo medio tra la sinusite e la diagnosi di autoimmunità era stato di 7,5 anni, e la malattia più frequente era stata l’artrite reumatoide, seguita dalla polimialgia reumatica.

Ancora, entro cinque-dieci anni dall’episodio di sinusite, il rischio generale è risultato aumentato del 70%, così come è emersa una relazione diretta tra il numero di episodi di sinusite e il rischio. Per esempio, chi ne ha avuti sette o più ha un rischio di sviluppare una malattia autoimmune che è stato cinque volte quello normale, mentre per la Sjögren sia è arrivati a un rischio di nove volte superiore, e per la polimialgia a un raddoppio.

Per ora si tratta solo di associazioni, per quanto forti: non è dimostrato che la sinusite provochi in qualche modo queste malattie autoimmuni. Inoltre, potrebbe essere una conseguenza e non una causa di malattie ancora non diagnosticate. Ma dic erto tutto sembrfa indicare un rapporto molto stretto.

Gli studi proseguono, per chiarire questi aspetti e spiegare perché e in che modo l’infiammazione dei seni nasali sia collegata con le patologie reumatiche. Se il rapporto fosse davvero ciò che sembra, la sinusite potrebbe essere considerata un possibile arcatore precoce di malattie reumatiche autoimmuni, e dare il via a una serie di indagini e strategie preventive per diagnosticare prima possibile la patologia reumatica, e intervenire per contrastarla prima che si aggravi.

A.B.
Data ultimo aggiornamento 29 febbraio 2024
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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