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La sindrome da affaticamento cronico ora ha anche una specifica firma genetica

La sindrome da affaticamento cronico/encefalomielite mialgica o CFS/ME è una malattia ancora misteriosa, per la quale non esistono test diagnostici specifici né terapie. Secondo alcune stime colpisce 67 milioni di persone nel mondo, e si manifesta con una stanchezza cronica grave  (fatigue) che non ha spiegazioni, la confusione mentale (brain fog) e il dolore. Ora però, forse è un po’ meno misteriosa, grazie a uno studio che, per il momento, è stato pubblicato in pre-print ed è in attesa di revisione.

In esso infatti i ricercatori del consorzio DeCodeMe hanno analizzato il DNA di oltre 15.500 persone con CFS/ME e di oltre 259.000 controlli, alla ricerca di eventuali specificità genetiche. Il confronto ha fatto emergere otto zone genetiche diverse tra controlli e pazienti, che potrebbero essere marcatori della malattia e potrebbero spiegare alcuni dei sintomi e delle esperienze riportate dai malati. In esse si trovano tre geni associati alla risposta alle infezioni, che secondo la maggior parte degli esperti sarebbero pertinenti. La CFS/ME sarebbe infatti il risultato di una risposta immunitaria errata a un’infezione, che anziché rientrare una volta sconfitto il patogeno, rimarrebbe attiva, causando una sindrome post acuta cronica. Inoltre, vi sono altri quattro geni associati a funzioni del sistema nervoso che sono anche coinvolti in una risposta alla fatica fisica molto caratteristica della malattia: chi soffre di CFS/ME, se fa a uno sforzo anche lieve peggiora, cioè ha il post-exertional malaise, al contrario di quanto accade alle persone anche debilitate, ma senza CFS/ME. Queste ultime, non a caso, vengono rimesse in forze anche con la fisioterapia e la ginnastica, e ne traggono giovamento. Chi ha la CSF no, anzi.

Se la scoperta sarà confermata ci vorrà comuqnue ancora del tempo prima di giungere a eventuali test, e ancora di più per cure basate sulle specificità genetiche. Tuttavia, dal momento che la malattia è tuttora assai misteriosa, ed è invalidante, la conoscenza delle sue caratteristiche genetiche potrebbe rappresentare un significativo passo in avanti.

A.B.
Data ultimo aggiornamento 16 agosto 2025
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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