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La sepsi e le infezioni più gravi potrebbero proteggere dallo sviluppo di alcuni tumori

La conseguenza di una grave infezione che degenera in sepsi, cioè che scatena una massiccia e diffusa reazione infiammatoria, potrebbe essere più che positiva, sempreché il paziente sopravviva, e che i danni ai suoi organi non siano troppo seri. Potrebbe infatti proteggere dallo sviluppo successivo di alcune forme di tumore come quelle della mammella, del cavo orale, dei polmoni o della cute. Lo suggerisce uno studio pubblicato su Nature Immunology dai ricercatori dell’Univeristà di Nantes, in Francia, che hanno verificato l’incidenza di cancro in milioni di persone ricoverate in Pronto Soccorso per una sepsi, oppure per altre cause non infettive come un trauma o un ictus. In particolare, gli autori hanno analizzato i dati di oltre 681.000 pazienti arrivati nell’ospedale per una sepsi e quelli di oltre 3,2 milioni di persone arrivate per altre cause tra il 2010 e il 2016, e hanno dimostrato che tra i primi il rischio di alcune forme di tumore negli anni successivi è nettamente inferiore, e che la sopravvivenza di chi si ammala è superiore rispetto a quella di chi, soffrendo dello stesso tumore, non ha alle spalle una storia di sepsi.

La spiegazione biologica è da ricercare nei meccanismi scatenati dalla setticemia (altro nome della sepsi), che mobilita soprattutto i macrofagi i quali, a loro volta, danno vita a un complicato network di mediatori dell’infiammazione e della difesa immunitaria, reclutando e trattenendo anche i linfociti T, soprattutto a livello polmonare, nel tentativio di fermare l’infezione che, quando è così grave, spesso è mortale. Ebbene, secondo i ricercatori francesi, l’armamentario creato contro la sepsi resta nell’organismo, anche se dormiente, e si riattiva in presenza di altre cellule anomale come quelle neoplastiche, dando a chi lo possiede un’arma in più per tenere a bada la degenerazione tumorale. 

La scoperta, oltre a essere un’ottima notizia per chi ha dovuto affrontare una sepsi, è importante perché potrebbe essere sfruttata per mettere a punto nuovi approcci immunologici alla cura del cancro, imitando ciò che accade nell’organismo, e massimizzandone gli effetti in chiave antitumorale. Peraltro, esiste già una sostanza, la laminarina, estratta dalle alghe brune e ditata di potente attività funghicida usato in agricoltura, che simula gli effetti immunitari di una sepsi.

A.B.
Data ultimo aggiornamento 19 giugno 2024
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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