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La predisposizione ad alcune malattie psichiatriche arriva dai geni di antichi virus - L'Assedio Bianco

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La predisposizione ad alcune malattie psichiatriche arriva dai geni di antichi virus

La predisposizione genetica verso alcune delle principali malattie psichiatriche è data anche, almeno in parte, dalla presenza dei resti di virus antichissimi nel nostro DNA. Queste sequenze, chiamate anche zombie, che rappresentano fino all’8% dell’intero genoma dell’uomo moderno, e che finora erano considerate prive di un ruolo attivo (chiamato anche DNA spazzatura), sarebbero invece collegate a un rischio più o meno elevato di sviluppare una patologia psichiatrica, per motivi ancora tutti da scoprire.

Il legame è emerso in uno studio pubblicato su Nature Communications dai ricercatori del King’s College di Londra, che hanno analizzato i dati genetici di centinaia di migliaia di persone con o senza malattie psichiatriche e quelli autoptici del cervello di poco meno di 800 individui, andando poi a verificare il posizionamento esatto delle sequenze cosiddette virali fossili, derivanti cioè appunto da virus che infettavano l’uomo centinaia di migliaia di anni fa. Il risultato è stato la conferma che esistono senza dubbio almeno cinque firme genetiche, cioè sequenze specifiche poste in luoghi altrettanto specifici del DNA che sono associate a un aumento del rischio. In particolare, due firme sarebbero associate alla schizofrenia, una sia alla schizofrenia che al disturbo bipolare e una alla depressione. Tutta da esplorare, invece, la modalità attraverso la quale queste particolari sequenze predispongono alle malattie psichiatriche, e non si esclude un coinvolgimento del sistema immunitario anticamente attivato per rispondere ai virus.

Lo studio pone sotto una luce inedita la predisposizione genetica ai disturbi mentali, aprendo la strada a nuove interpretazioni e, si spera, a nuovi approcci terapeutici.

A.B.
Data ultimo aggiornamento 3 luglio 2024
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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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