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La permanenza nello spazio modifica profondamente il microbiota e le difese

La permanenza nello spazio modifica profondamente la composizione del microbiota intestinale e questo, a sua volta, rende il sistema immunitario molto meno efficiente, e il metabolismo die grassi più lento e complesso. Questo, almeno, è quanto si vede nei modelli animali (topi) trasportati e studiati sulla Stazione Spaziale Internazionale, stando a quanto contenuto in uno studio appena pubblicato su npj Biofilm e Microbiomes, rivista del gruppo Nature, dai ricercatori della McGill University di Montreal, in Canada.

Secondo quanto riferito, i topi sono stati analizzati per la composizione del microbiota intestinale dopo 29 e 56 giorni in orbita, e il risultato è stato che vi sono modifiche piuttosto evidenti in 44 specie batteriche. Tra queste, alcune come Extibacter muris Dysosmobacter welbionis sono responsabili del metabolismo degli acidi biliari e di alcuni tipi specifici di acidi grassi, e il loro cambiamento si traduce in una risposta immunitaria attenuata e in un peggioramento dei profili lipidici.

Anche se non necessariamente ciò che accade nei topi si verifica nell’uomo, quanto emerso conferma indirettamente i dati raccolti già da anni sull’indebolimento del sistema immunitario degli astronauti, e dovrà essere tenuto in considerazione soprattutto nel caso di missioni prolungate, così come tutte le altre profonde modifiche associate all’assenza di gravità già identificate e descritte. Inoltre potrebbe essere utile per comprendere ancora meglio le strette connessioni tra microbiota e salute in generale, e sistema immunitario e metabolismo in particolare, di chi non  lascerà mai la Terra.

A.B.
Data ultimo aggiornamento 3 settembre 2024
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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