Questo sito utilizza cookies tecnici per l'analisi del traffico, in forma anonima e senza finalità commerciali di alcun tipo; proseguendo la navigazione si acconsente all'uso dei medesimi Ok, accetto

La meditazione: cosa, come, quando?

di Maria Giovanna Luini

Può sembrare una divagazione rispetto ai temi di questo spazio, ma non lo è: lo considero piuttosto un approfondimento leggero, una condivisione che spero porti a tanti interventi vostri con consigli, idee, suggestioni. Questo post è la risposta a una domanda lasciata qui nel blog da una persona attenta e curiosa (adoro la curiosità: siamo davvero vivi solo se curiosi, secondo me). Abbiamo parlato di meditazione, ma di cosa si tratta esattamente e come si fa?

Dovete sapere che gli operatori olistici assomigliano moltissimo ai medici: apparentemente sembrano concordi su tecniche e finalità, un corpo e un’anima sola (si fa per dire), ma la verità è che se possono insinuarti il dubbio che i colleghi ne sappiano meno o abbiano convinzioni sbagliate lo fanno con frequenta inquietante. Trovo bonariamente divertente - perché umanissima - questa manifestazione di insicurezza e certo non riguarda tutti gli operatori olistici che, in ogni caso, non hanno il monopolio delle tecniche di meditazione e neanche della conoscenza sulle cosiddette terapie energetiche: imparare a meditare è un regalo che possiamo fare a noi stessi apprendendo il metodo da persone, libri, video o audio che si scovano anche gratis nel mondo del Web. Perché meditare è questione personalissima e, una volta capito il concetto di base, diventa una ricerca della tecnica più vicina all’energia vibratoria (sensibilità) della singola persona.

Semplificando molto, meditare è fermare il lavorio mentale e il flusso dei pensieri per trovare uno stato di quiete che permetta il contatto con il sé più profondo e, per alcuni, con la Fonte di Energia da cui tutto origina (chiamatelo Dio se volete, non è compito mio attribuire nomi in questo spazio di parole ed emozioni). Pare facile, vero? Provate per un istante a fermare i pensieri e ditemi per quanto tempo riuscite a tenere fermi i pensieri piccoli, le immagini, le impressioni involontarie: sembra che la mente abbia un’attività costante che qualcuno governa e noi non riusciamo a controllare.

Fermare i pensieri implica lo stato del vuoto mentale, e dal vuoto nasce il pieno (concetto filosofico orientale che abbiamo adottato nel mondo occidentale, anche se non ancora abbastanza): fermare i pensieri per un tempo sufficientemente lungo porta a uno stato di equilibrio, di pace, di lucidità difficili da descrivere, suggerisce soluzioni a problemi che credevamo enormi (dopo una meditazione le idee nuove affiorano come per magia), risistema alcuni squilibri del campo energetico, permette di pulire e aprire o regolare i chakra, cioè i punti che regolano l’ingresso e l’uscita delle energie dal nostro sistema fisico ed energetico. Meditare dona equilibrio e abitua a un approccio alla vita che diventa fonte di notevoli soddisfazioni e sollievo evidente nei dolori e nelle avversità.

Esistono numerose tecniche che non posso elencare: chiedo il vostro aiuto, se ne avete voglia, perché vorrei che nei commenti a questo post suggeriste i metodi che avete trovato più utili, i vostri piccoli e grandi segreti di meditazione che potrebbero fare bene a chi leggerà. Qui voglio dire ai lettori che la meditazione può essere fatta in assenza o in presenza di movimento: si può meditare camminando oppure seduti, o sdraiati. Quando si è seduti si può assumere una posizione libera (anche se la schiena dritta è comunque desiderabile) oppure adottare una postura predefinita che richieda un certo allenamento. Gli occhi possono essere aperti, semichiusi o chiusi. Si possono accendere candele, si può bruciare incenso, si possono mormorare mantra (parole o frasi ripetitive). Per facilitare le vita a chi non è ancora esperto, la meditazione può essere guidata, cioè può esserci una voce guida (cd, per esempio) che scandisce i tempi e i passaggi con un tono pacato, lento e rassicurante.

Uno dei metodi più efficaci per iniziare a meditare è porre l’attenzione sul respiro: nella vita di tutti i giorni respiriamo senza farci caso, diamo per scontata questa attività fondamentale per la nostra sopravvivenza. Proviamo invece a fermarci e a concentrare l’attenzione sul respiro: ecco che dopo pochi secondi ci troveremo a meditare, quasi senza esserci accorti. 

Facciamo una prova. Sedete rilassati con la schiena dritta, oppure sdraiatevi assumendo una posizione comoda. Respirate normalmente: non dovete andare in iperventilazione, non esagerate e se vi gira la testa fermatevi. Chiudete gli occhi (le prime volte aiuta) e rilassate il corpo. Prestate attenzione a tutte le parti del corpo: piedi, gambe, bacino, torace, braccia, mani, collo, testa, occhi… Passate in rassegna il corpo e rilassate i muscoli, avete tempo e potete cercare la calma come volete. Poi concentratevi sul respiro. Non modificatelo, solo osservate come state respirando: aria dentro, aria fuori. Aria dentro, pausa, aria fuori, pausa. Con calma. Non fate altro: rilassati, osservate il respiro. Ritmo, velocità, intensità. Osservatelo. Poi iniziate a contare i respiri. Semplicemente. Uno, due, tre. Uno, pausa, due, pausa, tre, pausa. Non esiste un procedimento giusto, non esiste l’errore. Osservate il respiro, contate i respiri e basta. 

Se volete andare ancora più in là, dopo qualche minuto fate in modo di respirare e che ogni inspirazione duri il conto di uno – due – tre – quattro, e lo stesso ogni espirazione: in pratica, quando inspirate contate fino a quattro, poi fate una pausa contando fino a due ed espirate contando fino a quattro, e di nuovo pausa contando fino a due. Andate avanti così per il tempo che vi sembra possibile, limitatevi a concentrarvi sul respiro.

Facile e noioso, dite? Provate sul serio, poi mi direte.

Esistono tante altre tecniche, a me piace molto quella che porta anche alla pulizia dei chakra ma ne parleremo in un altro post. Adesso apriamo le danze: quale tecnica volete suggerirci voi, attenti lettori?

 

Data ultimo aggiornamento 22 novembre 2015
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco


Tags: mente e corpo



Warning: Use of undefined constant lang - assumed 'lang' (this will throw an Error in a future version of PHP) in /var/www/nuevo.assediobianco.ch/htdocs/includes/gallery_swiper.php on line 201

Notice: Undefined index: lang in /var/www/nuevo.assediobianco.ch/htdocs/includes/gallery_swiper.php on line 201

Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

Chiudi

Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

VAI ALLA VERSIONE COMPLETA