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La gravidanza ritarda di 3 anni
l’esordio della sclerosi multipla

Ora lo si può affermare con certezza: la gravidanza ritarda l’esordio della sclerosi multipla di almeno tre anni. Questa malattia colpisce le donne in misura molto maggiore rispetto agli uomini (in rapporto 4:1), e per lo più inizia a manifestarsi nell’età in cui le donne hanno figli.
Negli ultimi anni sono stati pubblicati molti studi che suggerivano un possibile effetto protettivo della gravidanza, ma è sempre mancata la prova definitiva, oltreché una spiegazione convincente. A supplire, almeno in parte, provvede uno studio pubblicato sulla rivista scientifica JAMA dai neurologi della Monash University australiana, che hanno studiato i dati relativi a oltre 70.000 pazienti di 35 Paesi, contenuti in un importante database internazionale chiamato MSBase e gestito dallo stesso centro di neurologia della Monash University.
I ricercatori hanno controllato, in particolare, i dati relativi a 2.500 donne di Repubblica Ceca e Australia. Ebbene, quelle che avevano affrontato una gravidanza presentavano un esordio della malattia posticipato, in media, di 3,3 anni rispetto alle donne che non erano mai rimaste incinte. Come mai si verifica questo? È noto che durante la gravidanza il sistema immunitario subisce una generale riorganizzazione e diventa meno attivo, per evitare che l’organismo rigetti il feto, e per questo molte malattie autoimmuni risultano attenuate o addirittura inattive durante la gestazione. Ma che tale effetto si protraesse nel tempo era molto meno certo.

Lo studio è importante perché fornisce nuovi strumenti conoscitivi e autorizza ad approfondire la valutazione dell’effetto della somministrazione di ormoni tipici della gravidanza a scopo terapeutico, già in studio da qualche anno. Inoltre dimostra l’importanza dei grandi archivi internazionali per valutare malattie come questa, ancora in buona parte sconosciuta (per quanto riguarda le cause, e lo sviluppo): una malattia che può assumere molte forme diverse, valutabili più facilmente se esistono ampie raccolte di dati. 

A.C.
Data ultimo aggiornamento 3 ottobre 2020
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco


Vedi anche: • Autoimmunità, perché è soprattutto donna


Tags: gravidanza, sclerosi multipla



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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