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La dieta del digiuno intermittente può danneggiare i capelli, e causarne la caduta

 Chi pensa di controbilanciare gli eccessi gastronomici delle festività grazie al digiuno intermittente, dovrebbe probabilmente sapere che uno studio appena pubblicato su Cell evidenzia un effetto collaterale poco piacevole: la perdita dei capelli o comunque il rallentamento della crescita dei capelli. 

 

Per studiare questa azione, i ricercatori della Zhejiang University di Hangzhou, in Cina, hanno sottoposto alcuni topolini e una cinquantina di volontari a due tipi di digiuno intermittente: quello basato su fasce orarie (di solito con otto ore di possibilità di mangiare seguite da 16 di digiuno), oppure quello con digiuno e alimentazione concessi per un giorno intero, alternati. Dopo tre mesi, negli animali, tosati prima dell’inizio dei test, la crescita di peli è risultata nettamente inferiore rispetto a quella degli animali di controllo (nello studio sono presenti foto molto chiare).

Nei volontari umani si è visto lo stesso fenomeno: la crescita dei capelli è risultata rallentata del 18%, rispetto ai controlli.

 

I ricercatori hanno fornito anche una spiegazione, basata suoi dati degli esperimenti. Il digiuno danneggia, e talvolta uccide le cellule staminali dei follicoli piliferi, dalle quali ha origine la crescita del capello. Si tratta di un fenomeno dettato dall’evoluzione, perché l’organismo, trovandosi in condizioni di deprivazione, evita di occuparsi di ciò che non è indispensabile come peli e capelli, appunto, per concentrare le forze residue sugli organi vitali. 

Peraltro, studi precedenti di un gruppo di ricercatori di Harvard, pubblicati su Nature, avevano fatto emergere un potenziale rischio di proliferazione tumorale per le cellule intestinali. Queste ultime infatti si rigenerano, in seguito alla deprivazione, ma subiscono anche cambiamenti genetici potenzialmente pericolosi.

Ciò che emerge comunque è il fatto che, nonostante la moda, del digiuno intermittente non se ne sa ancora abbastanza e non tutti gli organi e tessuti umani lo gradiscono. Fino a quando non sarà tutto chiaro, non andrebbe quindi praticato da tutti.

 

A.B.
Data ultimo aggiornamento 19 dicembre 2024
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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