Questo sito utilizza cookies tecnici per l'analisi del traffico, in forma anonima e senza finalità commerciali di alcun tipo; proseguendo la navigazione si acconsente all'uso dei medesimi Ok, accetto

La diagnosi di colite ulcerosa e Chron potrebbe arrivare anni prima dei sintomi

Le malattie infiammatorie croniche dell’intestino di origine autoimmune, e cioè il morbo di Chron e la colite ulcerosa, vengono diagnosticate quando l’intestino ha già subito danni a volte estesi, sia perché è solo allora che i sintomi iniziano a diventare chiari, sia perché non esistono test che aiutino a individuare queste malattie in stadio precoce. Non a caso, un malato su quattro attende in media un anno prima di avere la diagnosi. Ora però tutto questo potrebbe cambiare, grazie uno studio condotto dai ricercatori del Crick Institute di Londra, pubblicato su Cell Reports Medicine, nel quale si individua una sorta di firma biologica, ottenibile con semplici esami, che predice queste malattie con anni di anticipo.

Gli autori hanno infatti analizzato dettagliatamente i dati degli esami di routine (sangue, urina, feci e così via) di circa 20.000 pazienti relativi ai dieci anni precedenti la diagnosi, e li hanno messi a confronto con quelli di 4,6 milioni di controlli senza queste patologie, tutti contenuti in un archivio danese, e hanno così identificato una serie di piccole anomalie che singolarmente non sono indicative ma che, prese nel loro insieme, costituiscono un quadro piuttosto chiaro, che anticipa il morbo di Chron in media di ben otto anni, e la colite ulcerosa di tre. Principalmente, si tratta di alterazioni in alcuni sali minerali e vitamine, in alcune molecole associate all’infiammazione, di alcune tipologie di cellule del sangue e di marcatori come la proteina chiamata calprotectina fetale, che di solito segnala un’infiammazione intestinale.

Conoscere la presenza delle malattie infiammatorie intetsinali prima che gli autoanticorpi danneggino l’intestino, potrebbe cambiare completamente la gestione delle due malattie, consentendo interventi preventivi, volti a tenere sotto controllo l’autoimmunità e a preservare l’intestino. Si attendono conferme, ma la batteria di esami indicati, tutti semplicissimi e alla portata di chiunque, presto potrebbe diventare un nuovo screening da proporre a tutti, o almeno alle persone a rischio.

A.B.
Data ultimo aggiornamento 9 novembre 2023
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco



Warning: Use of undefined constant lang - assumed 'lang' (this will throw an Error in a future version of PHP) in /var/www/nuevo.assediobianco.ch/htdocs/includes/gallery_swiper.php on line 201

Notice: Undefined index: lang in /var/www/nuevo.assediobianco.ch/htdocs/includes/gallery_swiper.php on line 201

Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

Chiudi

Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

VAI ALLA VERSIONE COMPLETA