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L’inquinamento da polveri sottili e ossidi
di azoto fa aumentare il rischio di lupus

L’inquinamento atmosferico e, nello specifico, quello costituito da polveri sottili PM2,5 e PM10 e da ossidi di azoto, è direttamente associato a un aumento del rischio di sviluppare il lupus eritematoso sistemico o LES, la più grave delle patologie autoimmuni.

Lo dimostra uno studio pubblicato su Arthritis & Rheumatology dai reumatologi della Huazhong University of Science and Technology di Wuhan, in Cina, che hanno analizzato i dati del grande archivio britannico UK Biobank. In particolare, gli autori hanno preso in considerazione le informazioni biomediche e quelle relative allo stile di vita di oltre 450.000 persone, registrate negli ultimi 11,7 anni. In quel campione ci sono stati 399 casi di lupus e, verificando il luogo di residenza, gli autori hanno dimostrato che il rischio era collegato all’esposizione cronica alle PM2,5 e alle PM10, al biossido d’azoto NO2 e ad altri ossidi d’azoto NOx. Il rischio, inoltre, era più elevato per coloro che avevano una predisposizione genetica al lupus, fatto che dimostra che l’inquinamento atmosferico è un moltiplicatore di rischio. Lo studio fornisce un ulteriore argomento a chi sostiene la necessità di varare politiche più stringenti sulla composizione dell’aria delle aree abitate: le polveri sottili e i composti azotati hanno effetti negativi su numerosi indici di rischio, e andrebbero assolutamente limitate.

A.B.
Data ultimo aggiornamento 13 agosto 2024
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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