ARCHEOLOGIA
L’eruzione del Vesuvio ha trasformato
il cervello di una vittima in puro vetro

L’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. non cessa di riservare sorprese, e di fornire sempre nuovi dettagli su quell’immane catastrofe. I ricercatori dell’Università di Napoli ne hanno appena aggiunto uno che è anche una prima dimostrazione mondiale di un evento unico, finora mai documentato: la formazione di vetro organico, cioè di vetro composto con materiali organici, e non da silice. Nello specifico: di vetro originatosi dal cervello di un individuo deceduto nel Collegium Augustalium di Ercolano, la città colpita con Pompei e rasa al suolo in pochissimo tempo da una nube piroclastica ad altissima temperatura. Analizzando i suoi resti, che comprendevano anche del materiale vetroso di colore scuro, i ricercatori hanno infatti dimostrato, con tecniche di spettroscopia e di misroscopia, che quel vetro aveva una composizione diversa dal vetro classico, e la sua posizione, interna al cranio, ha fatto capire che ciò che si era vetrificato era il cervello della vittima, un eventi mai documentato finora. Come riferito su Nature Communications, la domanda era quindi in che modo si fosse determinato il fenomeno, dal momento che per la formazione del vetro sono necessari almeno 510°C (seguiti da un rapido raffredamento), una temperatura non raggiunta dalla nube piroclastica che colpì la città, che al massimo arriva a 465°C.
Secondo quanto ipotizzato, probabilmente ci fu un’irrruzione improvvisa di una polvere supercalda, derivante dall’eruzione, e rapidamente entrata in contatto con la temperature più fredda dell’ambiente: fu questo a provocare la vetrificazione del cervello. Il fatto che l’organo fosse protetto dal cranio evità che si incenerisse all’istante, trasformandolo in quel materiale vetroso giunto fino a noi per raccontarci la storia di ciò che accadde in quell’ottobre del 79.
A.B.
Data ultimo aggiornamento 5 giugno 2025
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