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L’artrite reumatoide
è (anche) una questione di cuore

di Agnese Codignola

L’artrite reumatoide può danneggiare il sistema cardiovascolare già nelle sue fasi precoci, esercitando effetti negativi sui vasi sanguigni e ponendo le basi per lo scompenso cardiaco. Per questo tutti coloro che ricevono una diagnosi di artrite reumatoide dovrebbero essere sottoposti a controlli per la salute del cuore e alle terapie eventualmente necessarie. A suggerirlo sono gli studi dei reumatologi dell’Università di Leeds, in Gran Bretagna, presentati a Roma al convegno della European League Against Rheumatism.

Da tempo è noto che i pazienti con artrite reumatoide corrono un rischio di scompenso cardiaco superiore alla media, ma finora non era mai stato verificato se fosse possibile già al momento della diagnosi rilevare qualche differenza rispetto alle persone non affette da questa malattia. A farlo hanno pensato proprio i reumatologi di Leeds, coinvolgendo nei loro studi una settantina di pazienti che avevano avuto i primi sintomi da meno di un anno, non avevano ancora ricevuto alcun trattamento specifico, avevano una malattia poco attiva e non avevano alle spalle una storia di malattie cardiovascolari. Tutti i partecipanti sono stati sottoposti a controlli della salute cardiaca e a una risonanza magnetica, esame che consente di verificare la rigidità dell’aorta. Quest’ultima è un parametro associato a un possibile affaticamento cardiaco e, di conseguenza, allo scompenso. Ne è emerso che l’artrite reumatoide si correla con una riduzione significativa dell’elasticità dell’aorta ed è associata a una gittata cardiaca peggiore rispetto a quella delle persone sane. Ciò prova che il cuore di chi è alle prese con le fasi precoci di questa malattia è già sottoposto a un lavoro che non riesce a sostenere in modo del tutto adeguato.

Secondo gli autori dello studio è quindi importante tenere presente che in caso di artrite reumatoide i danni a cuore e vasi iniziano a svilupparsi molto precocemente, e fare quanto possibile per limitarne le conseguenze.’

Data ultimo aggiornamento 15 giugno 2015
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco


Tags: artrite reumatoide, malattie cardiache, scompenso cardiaco



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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