Questo sito utilizza cookies tecnici per l'analisi del traffico, in forma anonima e senza finalità commerciali di alcun tipo; proseguendo la navigazione si acconsente all'uso dei medesimi Ok, accetto

L’aria della Stazione Spaziale Internazionale
è peggiore di quella delle case sulla Terra

L’aria che circola all’interno della Stazione Spaziale Internazionale o ISS è tutt’altro che salubre, e di questo bisognerà tenere conto soprattutto per le basi lunari che si stanno progettando, e per i viaggi verso Marte.

Finora non si era mai data grande importanza alla composizione dell’aria all’interno dell’ISS, che viene interamente ricambiata attraverso 8-10 ciclidi ricircolo ogni ora, ma uno studio effettuato dai ricercatori dell’Università di Birmingham, in Gran Bretagna, pone la questione sotto una luce molto diversa, e dimostra quanto sia necessario rivedere procedure e materiali, perché la concentrazione e la quantità di contaminanti potenzialmente dannosi è senza dubbio eccessiva, e nettamente superiore a quella delle abitazioni medie per esempio degli americani e degli occidentali in genere.

Come riferito su Environmental Science and Technology Letters, infatti, i campioni raccolti nel 2019 hanno mostrato quantità elevate, nella cosiddetta polvere spaziale, di difenileteri polibromurati o PBDE, esabromociclododecano o HBCDD, ritardanti di fiamma o BFR, esteri degli organofosfati o OPE, idrocarburi policiclici aromatici o PAH, perfluoroalchili o PFAS e bifenili policlorurati o PCB; nel loro insieme, queste sostanze sono definite inquinanti organici persistenti o POPs.

Si tratta di classi di molecole dannose, le cui concentrazioni sono regolamentate, sulla Terra, quando non vietate, oppure oggetto di approfondimenti con l’obbiettivo di vietarle, o limitarle fortemente. Sull’ISS derivano sia dalla struttura (per esempio, dalle vernici, dai ritardanti di fiamma e dai sigillanti) sia dalle strumentazioni elettroniche, sia da tutti gli oggetti presenti della più varia natura, copmpresi quelli portati per gli esperimenti dalle diverse missioni, sia, ancora, dal fatto che le radiazioni cosmiche cui è esposta l’ISS accelerano la disgregazione di molte molecole, rilasciandole nell’aria. Il sistema di purificazione dell’atmosfera, per come è progettato oggi, evidentemente non basta, e sarà quindi necessario ripensarlo, se si vuole evitare che gli astronauti, come pure eventuali coloni spaziali, oltre a tutti i danni associati alle condizioni di microgravità, siano anche esposti per lunghi periodi a cancerogeni, distruttori endocrini e altre sostanze pericolose.

A.B.
Data ultimo aggiornamento 25 agosto 2023
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco



Warning: Use of undefined constant lang - assumed 'lang' (this will throw an Error in a future version of PHP) in /var/www/nuevo.assediobianco.ch/htdocs/includes/gallery_swiper.php on line 201

Notice: Undefined index: lang in /var/www/nuevo.assediobianco.ch/htdocs/includes/gallery_swiper.php on line 201

Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

Chiudi

Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

VAI ALLA VERSIONE COMPLETA