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Ciò che unisce, negli sport di squadra, sono
i riti e la comunità, più che le competizioni

Quello che rende unica l’esperienza di uno sport a squadre, per i fan, non è tanto la competizione in sé quanto, piuttosto, l’appartenenza a una comunità e i complessi rituali che questa mette in campo, soprattutto prima delle gare. Le persone cercano un senso nella realtà, e lo sforzo di trovarlo attraverso complesse procedure ritualistiche fornisce una possibile identità e unisce, così come accade ai concerti, ai comizi politici e alle cerimonie religiose. Lo dimostra uno studio pubblicato su PNAS da un grande appassionato di calcio, Dimitris Xygalatas, dell’Università del Connecticut che, conscio delle emozioni che lui stesso prova quando vede la sua squadra, ha voluto approfondire il fenomeno da un punto di vista scientifico. Ha quindi reclutato un fan club molto agguerrito di una squadra di calcio brasiliana che ha diversi riti pre-partita tra i quali quello chiamato Rua do fogo, che prevede canti, balli, lancio di razzi e fumogeni, bandiere e pronostici collettivi. Ha chiesto ai partecipanti di indossare dei cardiofrequenzimetri, che misurano appunto la frequenza cardiaca, indice di coinvolgimento emotivo, e ha così visto che il momento di massima partecipazione e di sintonia tra i partecipanti è sempre quello che precede le partite. Solo quando la squadra segna un gol si vede qualcosa di simile, per pochi attimi. E questo conferma l’importanza fondamentale della comunità e del senso di appartenenza e partecipazione al rito.

Che si tratti di qualcosa che smuove sentimenti ancestrali, del resto, lo dimostrano sia il fatto che il tifo prescinde da credenze politiche o simili, sia il fatto che talvolta le persone arrivano a gravi aggressioni o anche a omicidi, gesti violenti che non hanno una vera relazione con l’oggetto della discussione: razionalmente, nessuno si spingerebbe a tanto per motivi così futili. Eppure accade. Perché quando c’è di mezzo l rituale, tutto diventa possibile. E ciò spiega anche perché il mercato che sfrutta questa emotività frutti miliardi.

A.B.
Data ultimo aggiornamento 17 giugno 2025
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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