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Interleuchina 1: potrebbe essere un ostacolo alla fertilità

La modulazione del sistema immunitario potrebbe aiutare chi cerca di avere un figlio tramite una fertilizzazione in vitro (IVF).

I ginecologi dell’Università di Tel Aviv, in Israele, hanno infatti scoperto che, sopprimendo l’attività di una sostanza coinvolta nelle infiammazioni e nelle reazioni immuni, l’interleuchina 1 (IL-1), presente nel cosiddetto sistema immunitario innato (quello con cui si nasce, non stimolato dal contatto con l’esterno), la fertilità negli animali aumenta del 20%.

Sopprimendo il genere dell’IL-1 (in pratica si "spegne" il gene che la esprime), si è visto che migliora la risposta alla stimolazione ormonale volta a ottenere ovuli da fecondare. E in generale migliora anche la risposta ovarica.

Secondo quanto riferito su Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS), i test proseguono e si spera di arrivare presto alle prime prove nell’uomo, per capire se il meccanismo sia lo stesso e se la soppressione dell’IL-1 possa o meno aumentare le chance di successo anche nelle donne.

A.B.
Data ultimo aggiornamento 11 novembre 2014
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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