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Inquinamento e demenza di Alzheimer:
un legame sempre più stretto (e iniquo)

L’inquinamento atmosferico sta assumendo un’importanza crescente, tra le cause della demenza e, in particolare, di quella di Alzheimer. Due studi usciti negli stessi giorni confermano infatti che l’esposizione agli inquinanti ambientali (atmosferici, ma non solo) è strettamente associata a un aumento significativo del rischio di andare incontro a una neurodegenerazione.

Il primo, pubblicato su Alzheimer’s & Dementia è stato condotto su una coorte di oltre 25.000 infermiere danesi, seguite per ben 27 anni partire dal 1993. Tra di loro ci sono stati circa 1.400 casi di Alzheimer, e l’analisi dei luoghi di residenza, corretta per numerosi fattori che avrebbero potuto influenzare i risultati, ha mostrato che chi aveva vissuto in zone dove la concentrazione di polveri sottili PM 2,5 era più elevata, aveva anche un rischio decisamente più alto, e mitigato solo nelle partecipanti che avevano un significativo livello di attività fisica (fattore che si candida quindi a elemento di prevenzione).

Nel secondo, pubblicato sul Journal of Alzheimer’s Disease Reports, sono stati invece attentamente seguiti per 78 settimane e analizzati circa cento malati con i primi segni di deficit cognitivo, applicando loro un indice che fornisce una valutazione delle condizioni socioeconomiche a partire dal luogo di residenza e, quindi, delle disuguaglianze, e che include ben 36 parametri, chiamato Environmental Justice Index. Il risultato è stato che i membri delle minoranze non caucasiche, pari al 28% dei pazienti, e soprattutto quelli della comunità afroamericana, sono risultati più a rischio degli altri, e molto più spesso residenti in zone contaminate o comunque degradate, magari perché vicine a zone industriali, con poco verde urbano, con aria e acque inquinate e così via.

Il legame tra demenze e inquinamento, che appare ulteriormente confermato, pone quindi anche una questione di equità sociale, perché i più esposti ai danni sono anche le persone più vulnerabili, che non hanno la possibilità di vivere in zone più salubri.

A.B.
Data ultimo aggiornamento 11 giugno 2024
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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