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In Svezia la contaminazione di Chernobyl
ha causato un piccolo aumento di tumori

A 37 anni di distanza, l’incidente nucleare di Chernobyl si fa ancora sentire, in un paese non lontano, ma neppure troppo vicino all’Ucraina, dove ha sede la centrale: la Svezia. In uno studio condotto con metodi scientifici mai utilizzati finora, e pubblicato su Environmental Epidemiology infatti, è stato possibile determinare le conseguenze della ricaduta (fallout) di isotopi radioattivi trasportati dalle correnti atmosferiche a centinaia di chilometri di distanza, ottenendo risposte molto interessanti.

In esso, infatti, i ricercatori dell’Università di Uppsala hanno controllato l’incidenza di tumori in un’ampia zona, che copre nove province, dove nel 1986 vivevano circa 2,2 milioni di persone, e sulla quale il fallout radioattivo è stato diverso, a seconda di alcune caratteristiche del terreno e delle condizioni metereologiche. In quella regione, gli isotopi principali quali quello del cesio e dello iodio, sono entrati a far parte della catena alimentare, depositandosi nei terreni e direttamente su alcuni cibi, e per questo gli abitanti sono stati attentamente seguiti, e i loro dati raccolti in un Registro Tumori, attivo fino al dicembre 2020. Ciò chesi è visto, incrociando i dati della radioattività al suolo con i diversi assorbimenti che si determinano negli vari organi e con le tipologie di tumore, è stato che tra gli uomini c’è stato un piccolo aumento di tumori del colon, del pancreas e dello stomaco, mentre tra le donne di linfomi. Si tratta – hanno specificato gli autori – di incrementi di modesta entità, che non necessariamente legano l’incidente alle malattie, come sempre accade in questo genere di ricerche, che segnalano la presenza di due fatti in contemporanea, ma non dimostrano quella di un nesso tra i due. Tuttavia, secondo gli autori ciò che conta è aver messo a punto e utilizzato su dati veri un nuovo metodo di studio, molto più specifico e atendibile di quelli usati in passato, che potrebbe essere usato in caso di incidenti, o peggio. Per esempio, tra i fattori di rischio è emersa un’abitudine molto diffusa tra gli abitanti della zona: quella della caccia che, evidentemente, espone chi la pratica al contatto con i terreni e poi al consumo di carni che possono essere contaminate. In caso di incidente, si potrebbero predisporre divieti specifici, e prendere altri provvedimenti preventivi più mirati, in base a quanto visto ora.

A.B.
Data ultimo aggiornamento 20 novembre 2023
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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