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Più vicino un vaccino contro la gonorrea:
sarebbe il primo approvato in assoluto

Mentre è in pieno svolgimento la fase II della sperimentazione clinica, la Food and Drug Administration statunitense si attiva, per non fasi cogliere di sorpresa, e accorda al nuovo vaccino contro la gonorrea (neisseria gonorrhoeae) la corsia preferenziale per le valutazioni rapide: se i risultati saranno positivi, il vaccino potrebbe essere reso disponibile in tempi molto ravvicinati. Nella fase I della sperimentazione, dedicata esclusivamente alla sicurezza e al dosaggio, tutto è andato come previsto, con ottimi risultati, e questo ha costituito le base per la fase successiva.

In essa, oltre 770 persone di otto paesi (Stati Uniti, Regno Unito, Brasile, Germania, Francia Spagna, Filippine e Sudafrica), di età compresa tra i 18 e i 50 anni, stanno ricevendo la vaccinazione oppure un placebo in diversi dosaggi, e una volta vaccinate saranno seguite per verificare la capacità del prodotto di neutralizzare l’infezione, e la durata dell’immunizzazione. Il vaccino, realizzato da GlaxoSmithKline e basato sulle proteine della membrana esterna del batterio, che si pensa inducano immunità, è il primo specifico, e potrebbe essere estremamente utile per fermare la diffusione di un’infezione in continuo aumento, e contro la quale la resistenza batterica è ormai molto elevata. La gonorrea rappresenta infatti la seconda malattia a trasmissione sessuale per incidenza, e al momento colpisce ogni anno non meno di 82 milioni di persone. Inoltre, tra il 2009 e il 2021 ha fatto registrare un aumento record: solo negli Stati Uniti, è aumentata del 118%, portando il numero di casi annuali a oltre 710.000.

A volte la malattia è asintomatica, soprattutto nelle donne, ma se non viene eradicata può portare a gravi problemi di fertilità, dolori addominali, gravidanze ectopiche o comunque gravate da complicanze e altre conseguenze serie. In più è accompagnata da un forte stigma sociale, che spinge alcuni a non cercare aiuto. Per questo un vaccino potrebbe essere davvero la soluzione ideale. 

A.B.
Data ultimo aggiornamento 24 luglio 2023
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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