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Il tinnito si può combattere anche a tavola.
Con la frutta, le fibre, i latticini e la caffeina

Il tinnito, disturbo che colpisce il 14% degli adulti, associato ad ansia, depressione e stress, e contro il quale non esistono terapie specifiche, può essere contrastato anche con le giuste scelte alimentari. Lo suggerisce una metanalisi pubblicata su BMJ Open dai ricercatori della Chengdu University of Traditional Chinese Medicine di Chengdu, in Cina, che hanno cercato tra tutti gli studi pubblicati fino al 2024 sui rapporti tra dieta e tinnito. Alla fine ne hanno selezionati otto, che hanno coinvolto oltre 300.000 persone e che hanno valutato il ruolo di 15 categorie di alimenti. Il risultato è stato che alcuni tipi di cibo, soprattutto quelli dotati di proprietà antinfiammatorie, possono essere di aiuto. I principali sono: la frutta, che è associata a una diminuzione degli episodi del 35%, le fibre (-9%), i derivati del latte (-17%) e la caffeina (-10%). Le altre categorie, tra le quali, per esempio, la carne, il pesce, le verdure, lo zucchero, le uova, non sembrano essere associati ad alcun effetto specifico.

Va ricordato che nessuno di questi studi ha dimostrato un effetto diretto di un certo cibo sul tinnito, ma tutti hanno fatto vedere un’associazione tra i due fenomeni, ovvero consumo e rischio di crisi.  Inoltre, questi studi presentano diversi limiti come il fatto che, in genere, si basano su quanto riferiscono i partecipanti. Tuttavia, il ruolo di una dieta appropriata è già stato suggerito diverse volte anche in passato, e ha una base teorica. Alimenti come quelli individuati, oltre a esercitare un’azione antinfiammatoria, ne hanno anche una protettiva sui nervi e sugli epiteli coinvolti, e potrebbero quindi essere realmente utili.

A.B.
Data ultimo aggiornamento 21 marzo 2025
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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