SOSTANZE D’ABUSO
Il THC, principio attivo della cannabis sativa, può danneggiare il cervello degli adolescenti
Il principio attivo della cannabis sativa, il tetraidrocannabinolo o THC, la cui concentrazione, nelle piante, negli 20 ultimi anni è aumentata mediamente di 4 volte, può rappresentare un serio pericolo per gli adolescenti, perché modifica profondamente (in peggio) la maturazione del cervello, ancora da completare e, in chi ha una predisposizione genetica a malattie quali la schizofrenia, può avere efetti ancora più marcati, anticipando e aggravando l’esordio.
I rischi dell’assunzione di THC per i ragazzi più giovani sono noti da tempo, ma ora uno studio pubblicato su Nature Communications dai ricercatori della Johns Hopkins School of Medicine di Baltimorane spiega ne anche i dettagli, confermando ciò che è stato suggerito negli ultimi anni da altre ricerche.
Gli autori hanno infatti eseguito una serie di test su due popolazioni di topi molto giovani: una con una predisposizione genetica ad alcune malattie psichiatriche quali la aschizofrenia, e una di controllo, somministrando a entrambi, tutti i giorni, per un mese, una dose di THC simile a quella che si avrebbe con un consumo giornaliero medio. Quindi hanno lasciato gli animali a riposo per 3 settimane, e poi hanno eseguito una serie di test comportamentali, cognitivi e relativi alla memoria, verificando anche ciò che era avvenuto a livello di cellule nervose. Hanno così visto che in tutti gli animali c’era stato un aumento importante della morte programmata o apoptopsi delle cellule della microglia, non addette alla trasmissione degli impulsi ma alla comunicazione tra i neuroni e alla difesa dagli agenti esterni, e che il fenomeno era evidente soprattutto nella corteccia prefrontale, dove hanno sede la memoria, il comportamento sociale, la formazione delle decisioni e le funzioni esecutive. Inoltre, nei topi con predisposizione genetica alle patologie, la perdita di microglia era superiore del 33% rispetto agli altri. Dal punto di vista cognitivo, poi, questi animali hanno avuto deficit maggiori del 40% rispetto a quelli di controllo, anch’essi comunque danneggiatio rispetto, per esempio, alla memoria sociale, che regola le ionterazioni con i simili.
Ovviamente, non si possono traslare direttamente i dati ottenuti sui topi agli esseri umani, ma il genere di effetto nocivo visto è sovrapponibile a quello descritto sugli adolescenti in diversi studi, e rafforza l’allarme che molti esperti stanno cercando di lanciare proprio per queste fasce d’età, via via che l’uso della cannabis viene legalizzato.
Gli adolescenti che fanno un uso regolare di cannabis possono riportare effetti negativi permanenti in numerose funzioni superiori, e sarebbe opportuno che ne fossero più consapevoli.
A.B.
Data ultimo aggiornamento 10 novembre 2023
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