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Il rischio aumenta se si fuma
e si mette troppo sale nel cibo

Se fumi non esagerare con il sale da cucina. Uno studio ha infatti dimostrato che l’eccesso di cloruro di sodio, in chi fuma, aumenta il rischio di sviluppare l’artrite reumatoide. La connessione tra il sodio e questa malattia autoimmune che colpisce le articolazioni non sembra invece sussistere in chi non fuma.

A dirlo è un’analisi, condotta dai ricercatori del Karolinska Institutet di Stoccolma, realizzata passando in rassegna un grande archivio relativo a quasi 100.000 residenti di una provincia svedese, dei quali erano state analizzate abitudini alimentari e malattie.

Alla fine è emerso che, solo tra chi fumava, il rischio di artrite reumatoide era raddoppiato (2,26 volte) rispetto a quello di chi aveva una dieta ricca di sale, ma non fumava. 

«Sale e fumo - hanno commentato gli autori sulla rivista Rheumatology - interagiscono quasi certamente in qualche modo, non noto, fino a innescare la reazione autoimmune che porta alla malattia. È importante approfondire e capire bene che cosa succede, per poter mettere a punto una strategia preventiva ed eventualmente terapeutica».

 

 


Data ultimo aggiornamento 16 gennaio 2020
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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