CONTAMINAZIONI AMBIENTALI
Il radon potrebbe aumentare il rischio di ictus: è il caso di abbassare i limiti legali?

Il radon, gas inodore, incolore, radioattivo e presente in molte abitazioni, oltre ad aumentare il rischio di sviluppare un tumore al polmone potrebbe avere un ruolo anche nell’insorgenza degli ictus. Lo suggerisce uno studio nel quale sono stati analizzati i dati di oltre 158.000 donne di età compresa tra i 50 e i 79 anni, che avevano preso parte, tra il 1993 e il 1998, al grande studio sulla salute femminile chiamato Women’s Health Initiative, e cui erano disponibili le informazioni mediche e l’indirizzo di residenza. Come riportato su Neurology, le partecipanti sono state suddivise in tre classi, a seconda della concentrazione media di radon della loro zona di residenza: quattro, due e meno di due pico Curie per litro di aria (pCi/l). Il radon arriva infatti dal sottosuolo, e la sua concentrazione media nelle abitazioni è estremamente variabile, anche se ha sempre un gradiente dal basso (piani terra e seminterrati) verso l’alto (piani superiori). Finora i valori considerati sicuri, engli Stati Uniti, sono quelli che non superano i quattro pCi/l.
Ma i ricercatori hanno verificato valori al di sotto di tale soglia, e hanno così scoperto che, rispetto a chi viveva in appartamenti con meno di due pCi/l, le altre donne che risiedevano in case con radon attorno a quattro o due pCi/l avevano avuto un rischio maggiore del 14 e del 6%, rispettivamente.
Come hanno sottolineato gli autori, non si tratta di una prova dell’esistenza di un rapporto causale, ma solo della coesistenza di due fenomeni. Tuttavia, poiché è probabile che la causa degli aumenti di ictus sia il radon, e dal momento che l’effetto si vede già a concentrazioni considerate finora sicure, è urgente condurre studi approfonditi, non solo sulle donne e non solo su soggetti che hanno 50 anni o più, e nel frattempo abbassare i limiti, in base al principio di precauzione.
A.B.
Data ultimo aggiornamento 7 febbraio 2024
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