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Il papillomavirus minaccia la fertilità maschile: è cruciale vaccinare i ragazzi

L’infezione da papillomavirus umano (HPV), oltre a provocare tumori della cervice uterina, potrebbe essere responsabile, nell’uomo, di una diminuzione della fertilità. Lo suggerisce uno studio pubblicato su Frontiers in Cellular and Infection Microbiology, nel quale sono stati attentamente esaminati i campioni di sperma di 205 uomini che si erano rivolti a un centro per la fertilità per una prima serie di indagini cliniche.

Gli HPV sono una grande famiglia, che comprende almeno un centinaio di genotipi diversi, suddivisi in due categorie: quelli ad alto rischio o high-risk (HR-HPV) e quelli a basso rischio o low-risk (LR-HPV); i primi sono responsabili, oltreché del 100% dei tumori della cervice uterina, anche di gran parte dei tumori delle zone genitali esterne e del cavo orale, tanto nei maschi quanto nelle femmine, mentre i secondi delle lesioni cutanee note come condilomi o creste di gallo, benigne, anche se da eliminare con interventi chirurgici locali. Gli andrologi del Center of Excellence Centro de Inmunología Clínica di Córdoba in, Argentina, hanno controllato la presenza degli HPV nei 205 uomini, e scoperto che il 19% di loro era positivo. Di questi, 20 lo erano per uno degli HR-HPV e sette per uno dei virus LR-HPV. A una prima analisi, lo sperma non mostrava differenze significative rispetto a quello degli uomini senza infezione. Tuttavia, a un’indagine più approfondita, è emerso che lo sperma degli uomini infettati con HR-HPV aveva un numero molto basso di un tipo specifico di linfociti, chiamati CD45+, e una concentrazione molto alta di radicali liberi, segno evidente di reazioni ossidative in atto. Le due caratteristiche spiegano almeno in parte perché questi uomini si erano recati nella clinica della fertilità: entrambe danneggiano le cellule spermatiche fino a provocarne la morte, alterano il loro DNA e rendono problematica la funzionalità riproduttiva.

Come già indicato dall’OMS e dalla maggior parte dei 37 paesi che già offrono la vaccinazione anti HPV gratuita anche ai ragazzi attorno ai 14 anni, questi dati rafforzano il consiglio di vaccinare anche i maschi, per proteggerli sia dai tumori che dalla possibile perdita di fertilità.

A.B.
Data ultimo aggiornamento 6 settembre 2024
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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