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Il long covid preferisce (e di gran lunga)
le donne: sono colpite assai più degli uomini

Il long covid, la sindrome post virale che interessa una percentuale significativa di coloro che hanno contratto il Covid, colpisce le donne il 31% in più rispetto agli uomini, con un’incidenza massima attorno ai 46 anni. Nella fascia di età compresa tra i 40 e i 54 anni, l’aumento rispetto ai maschi arriva addirittura al 42% per le donne in menopausa e al 45% per quelle ancora in età fertile. Per le donne che non hanno avuto gravidanze l’aumento sugli uomini, poi, lo scarto è del 50%, mentre per le più giovani, di età compresa tra i 18 e i 39 anni, non sembrano esserci discrepanze così forti.

Il coronavirus Sars-CoV 2, dal 2020 a oggi, ha infettato non meno di 700 milioni di persone, uccidendone sette milioni. Nella fase acuta il Covid si è rivelato più grave nei maschi, ma in quella che può seguire, il Long Covid, che può comportare decine di sintomi, sembrava più frequente nelle donne. In effetti, stando a quanto pubblicato su JAMA Network Open dai ricercatori dell’Università di San Antonio, in Texas, aderenti al consorzio dei National Institutes of Health RECOVER (Researching COVID to Enhance Recovery), sembra che davvero le donne siano moltom più spesso vittime del long covid. LO si è visto analizzando i dati di oltre 12.200 persone, raccolti in 83 centri di 33 stati tra Stati Uniti e Porto Rico, e tenendo conto di fattori importanti quali la menopausa, le gravidanze, le malattie autoimmuni preesistenti e così via. 

Di questo – sottolineano gli autori – si dovrebbe tenere conto sia negli studi, tuttora in corso per capire meglio una costellazione di sintomi la maggior parte dei quali sono tuttora piuttosto misteriosi, sia nell’impostazione delle possibili terapie.

A.B.
Data ultimo aggiornamento 5 febbraio 2025
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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