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Per chi ha una cirrosi epatica, le proteine vegetali sono migliori di quelle della carne

Chi soffre di cirrosi epatica e in generale di patologie che danneggiano il fegato dovrebbe abituarsi a mangiare poca carne rossa e più proteine vegetali. Sostituire, anche solo in un pasto, la carne di manzo o maiale con una sua controparte vegetale significa infatti modificare il microbiota, permettere una digestione più efficiente, sentirsi meglio e in generale aiutare il proprio fegato. E ciò avviene perché, se non si mangia carne rossa, la produzione dell’ammoniaca nell’intestino diminuisce, con grandi benefici. Chi ha una cirrosi, infatti, tende ad accumulare l’ammoniaca, prodotto di scarto dei batteri intestinali inviato al fegato e, da lì, ai reni, proprio per il funzionamento non ottimale del fegato. Tuttavia, quest’ultima, se in eccesso, arriva fino al cervello, dove può provocare l’encefalopatia da cirrosi, che può essere anche molto grave, fatale, e in generale far peggiorare lo stato di salute da diversi punti di vista.

L’importanza della sostituzione delle proteine animali con proteine derivate da vegetali è stata dimostrata in un piccolo ma significativo studio, i cui risultati sono stati pubblicati su Clinical and Traslational Gastroenterology dai ricercatori del Centro per Veterani di Richmond, in Virginia (USA).

In esso infatti 30 pazienti con cirrosi, abituati alla cosiddetta dieta occidentale, e cioè a mangiare molta carne, poche fibre e pochi vegetali, sono stati suddivisi in tre gruppi, uno dei quali ha mangiato un burger di carne di manzo o maiale, uno un burger vegano e uno un burger vegetariano, tutti con 20 grammi di proteine, senza condimenti come le salse, con pane integrale e patate a basso tenre di grassi, bevendo solo acqua. Quindi, dopo tre ore, gli autori hanno misurato alcuni composti nel sangue e nelle urine e, in seguito, analizzato il microbiota (che inizialmente era simile, in tutti e 30 i partecipanti. Il risultato è stato sorprendente, in una certa misura, perché anche dopo un solo pasto la produzione di ammoniaca, in chi aveva mangiato il burger vegetale, era diminuita fortemente e, in seguito, anche la composizione del microbiota era cambiata in senso posotivo.

La conclusione degli autori non può che quindi che essere un invito ai malati a rinunciare a parte della carne rossa, da sostituire con proteine vegetali o ricavate dai derivati del latte, almeno qualche volta alla settimana: il fegato ringrazierà.

A.B.
Data ultimo aggiornamento 10 maggio 2024
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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