STUDIO CANADESE
Il lato oscuro degli antidiabetici
usati come farmaci per dimagrire

di Agnese Codignola
Mentre prosegue, inarrestabile, il successo degli antidiabetici della famiglia della semaglutide e della liraglutide, che vengono utilizzati anche per perdere peso da chi non ha il diabete - al punto che la crescita impetuosa della principale azienda produttrice, la danese Novo Nordisk, prima società quotata europea per capitale (385 miliardi di euro), preoccupa gli economisti (quando una sola azienda condiziona l’economia di un intero Paese, non è mai una buona cosa) - emergono anche alcuni lati oscuri di questi farmaci, la cui assunzione, per il corpo umano, non è a costo zero.
La rivista scientifica JAMA, organo ufficiale dei medici statunitensi (il nome significa Journal of the American Medical Association), ha appena pubblicato la prima revisione dei dati relativi a migliaia di pazienti trattati tra il 2006 e il 2020, dai quali emerge ciò che molti esperti paventano da mesi: un aumento del rischio di condizioni gastrointestinali avverse, molto significativo per chi fa uso di semaglutide o liraglutide per perdere peso (a dosaggi spesso molto superiori rispetto a quelli indicati per il diabete).
In particolare, i ricercatori dell’Università della Columbia britannica (Canada) hanno verificato, in oltre 4.100 persone che avevano assunto liraglutide, e in 600 che avevano assunto semaglutide, in entrambi i casi senza avere un diabete ma solo per perdere peso, e in circa 600 che erano state sottoposte invece alla terapia dimagrante standard (l’accoppiata naloxone-bupropione, una delle più usate da chi sta cercando di dimagrire), la comparsa di tre patologie, sia pure con una frequenza rara: la pancreatite, la paralisi gastrica e il blocco intestinale, più quella di altre malattie delle vie biliari. E hanno visto qualcosa di preoccupante: pur in un numero ristretto di pazienti, la probabilità di contrarre una pancreatite era aumentata di 9,9 volte; l’ostruzione intestinale, che provoca sintomi assai dolorosi e può richiedere un intervento chirurgico, di 4,3 volte, e la paralisi gastrica, che impedisce allo stomaco di svuotarsi completamente, di 3,67 volte, rispetto alla terapia di controllo. Inoltre, hanno trovato aumenti anche nelle patologie delle vie biliari e della cistifellea, anche se non di entità statisticamente significativa.
«Dato l’ampio uso di questi farmaci - scrivono i ricercatori - gli eventi avversi, sebbene rari, devono essere presi in considerazione dai pazienti che stanno pensando di utilizzare tali medicinali per la perdita di peso, perché il calcolo rischio-beneficio per questo gruppo potrebbe differire da quello di coloro che li utilizzano per il diabete».
COME FUNZIONANO - Questi farmaci, come diversi altri della stessa classe arrivati negli ultimi anni, vanno a interagire con il recettore di un ormone, il Glucagon-like Peptide 1 o appunto GLP-1, che stimola la secrezione di insulina, rimpiazzandolo. Questo recettore, oltreché sulle cellule del tratto gastrointestinale, sono anche nel cervello e in altri organi e tessuti. Fin dalla loro introduzione, gli agonisti del GLP-1 (si chiamano così in termine tecnico) hanno rappresentato un autentico punto di svolta per chi ha un diabete di tipo 2 (il più frequente), perché riescono a far aumentare l’insulina circolante, scongiurando o comunque rallentando la necessità di assumerla dall’esterno. Oltre che per la cura del diabete, sono tuttora allo studio anche per una quantità di malattie che non hanno quasi nulla a che vedere con il peso, dall’Alzheimer all’anoressia, fino alle dipendenze. Ma ben presto ci si è accorti che chi li assumeva perdeva peso, in media il 10-15%, e da questa constatazione alla conquista dell’immensa platea degli obesi, o anche solo delle persone in sovrappeso, il passo è stato brevissimo. Si stima che solo negli Stati Uniti le prescrizioni ufficiali nel 2022 degli unici due autorizzati (tirzepatide e semaglutide) per questa indicazione siano state oltre 40 milioni, cui si devono aggiungere tutte quelle non ufficiali, veicolate nei modi più fantasiosi, estese anche a numerose altre molecole della categoria, e amplificate dalla rete. Ciò ha causato gravi problemi di rifornimento e di disponibilità di questi farmaci per i diabetici, e una frenetica corsa ad avere il proprio agonista di GLP-1 da parte di molte aziende, a cominciare dalla Eli Lilly, primo competitor di Novo Nordisk, in quanto da molti anni impegnata nel settore degli antidiabetici e proprietaria di alcune molecole già sul mercato.
ATTENZIONE MASSIMA - Tuttavia, negli ultimi mesi, via via che sempre più persone assumevano questi farmaci per dimagrire, sono emersi diversi aspetti critici, a cominciare dal rischio di pensieri suicidari, sui quali prima la European Medicines Agency (EMA) e ora la Food and Drug Administration (FDA) hanno aperto specifiche inchieste, dopo centinaia di segnalazioni e, negli Stati Uniti, ben 36 morti sospette. All’origine di questo pericoloso evento ci sarebbe l’effetto sui recettori del cervello, che si è già verificato anche con altri dimagrati orali (alcuni dei quali giunti al ritiro dal mercato), e per questo l’attenzione è massima.
Ma non basta. In precedenza, erano già state avviate, da parte delle agenzie regolatorie, indagini su un possibile aumento dei casi di tumore della tiroide (che non è però stato finora confermato, anche se il farmaco viene comunque sconsigliato a chi ha avuto questa patologia in passato), mentre negli ultimi giorni un ulteriore allarme è arrivato dai chirurghi statunitensi, che hanno avuto a che fare con alcuni casi di aspirazione. Con questo termine si intende la risalita di cibo dallo stomaco durante un’anestesia generale, con il rischio che l’aspirato finisca nei polmoni, dando luogo a pericolose polmoniti che possono diventare mortali. Ciò spiega perché si chieda sempre, a chi deve essere sottoposto a un intervento, di osservare molte ore di digiuno. Ma tra gli effetti degli agonisti di GLP-1 c’è anche un rallentamento dello svuotamento gastrico (circostanza che chiarisce, in parte, l’effetto dimagrante: diminuisce la fame), che può arrivare alle paresi evidenziate dallo studio di JAMA, e che può determinare il fatto che, nonostante il digiuno preoperatorio, lo stomaco non sia vuoto.
Ora, a tutto ciò si aggiungono i nuovi dati di JAMA, non emersi finora perché, secondo gli autori, gli studi clinici eseguiti non erano stati pensati per indagare su complicazioni di questo tipo, anche se i classici effetti collaterali di questi farmaci, come nausea e vomito, che quasi tutti sperimentano, avrebbero dovuto suscitare più di un dubbio. Secondo i ricercatori canadesi, le agenzie regolatorie dovrebbero rivedere tutti i dati e poi introdurre avvisi specifici nei foglietti illustrativi, in modo che chiunque pensi di ricorrere agli agonisti di GLP-1 per perdere peso sia a conoscenza dei pericoli, e ne discuta con il proprio medico.
Da tempo, del resto, numerosi esperti mettono sull’avviso: alterare il metabolismo dell’insulina e del suo antagonista naturale, il glucagone, in persone che non hanno il diabete, e farlo per mesi, potrebbe avere effetti pericolosi, e non del tutto prevedibili o già noti. Inoltre, chi assume agonisti di GLP-1 per dimagrire, di solito li interrompe di colpo, quando ritiene di aver raggiunto l’obbiettivo, e anche questo può generare pericolosi scompensi.
UNA RACCOMANDAZIONE CONTROVERSA - Ma nonostante l’obiezione esplicita dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), in gennaio l’American Academy of Pediatrics (AAP) ha raccomandato l’utilizzo di questi farmaci per i ragazzi di età compresa tra i 12 e i 18 anni, suscitando polemiche al calor bianco, perché molti altri pediatri non ritengono invece opportuno trattare i bambini con farmaci così pesanti, e cui effetti negativi sono ancora in parte da chiarire.
Inoltre, la Novo Nordisk ha subìto pesanti sanzioni in Gran Bretagna, per comportamenti considerati inappropriati nei confronti dei medici: in particolare, è stata bandita dall’associazione delle aziende farmaceutiche britanniche per pratiche scorrette, quali il finanziamento di associazioni di medici e di corsi finalizzati alla vendita dei suoi prodotti. E c’è di più. Come ha raccontato il sito Stat, secondo documenti federali statunitensi provenienti dai Centers for Medicare and Medicaid Services, l’azienda avrebbe speso almeno 11 milioni di dollari in pasti e viaggi; in particolare, 9 milioni per 457.000 pasti offerti a oltre 12.000 tra clinici e altri prescrittori per spiegare loro come funziona l’intera classe degli agonisti di GLP-1. Un eccesso che non ha alcuna motivazione se non una campagna di marketing volta a incrementare ulteriormente le vendite. È quindi indispensabile tenere presente la spinta commerciale, ed essere sempre cauti e molto ben informati prima di ipotizzare di assumere questi farmaci.
ALTO IL TASSO DI ABBANDONI - Del resto, che questa terapia non sia idilliaca come la si racconta, emerge anche da un’analisi del gruppo Prime Therapeutics, che si occupa di farmaci, su oltre 4.200 obesi utilizzatori di agonisti di GLP-1 (età media: 47 anni, in prevalenza donne). A un anno dalla prima prescrizione, solo una su persona su tre ha continuato ad assumere questi farmaci, nonostante siano rimborsati dalle assicurazioni. L’abbandono della terapia, nella vita reale, sarebbe nettamente più ampio rispetto a quanto visto negli studi che hanno portato al via libera. E sarebbe causato, almeno nel 6,8% dei casi, da effetti collaterali quali nausea e vomito.
Per dimagrire, ogni volta che è possibile, più che alle scorciatoie farmacologiche ci si deve affidare a un’alimentazione sana e studiata da uno specialista per perdere peso nelle condizioni individuali, quando necessario, e all’attività fisica.
Data ultimo aggiornamento 24 ottobre 2023
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