Questo sito utilizza cookies tecnici per l'analisi del traffico, in forma anonima e senza finalità commerciali di alcun tipo; proseguendo la navigazione si acconsente all'uso dei medesimi Ok, accetto

Il Giappone approva il primo antivirale
per la perdita di olfatto provocata dal covid

Un antivirale per il momento approvato solo in Giappone, chiamato ensitrelvir, potrebbe essere molto utile a chi perde l’olfatto (anosmia) o il gusto (ageusia) in conseguenza di un’infezione da Sars-CoV2, e quindi di un Covid 19. Lo suggerisce uno studio presentato a un meeting internazionale sulle malattie infettive svoltosi nei giorni scorsi a Boston, Massachussetts, e ripreso da Nature, dal quale è emersa l’efficacia del trattamento su un campione di persone sottoposte a una tra due dosi del farmaco (125 e 250 milligrammi al giorno), oppure a un placebo.

All’inizio, circa il 20% dei partecipanti riferiva una perdita di olfatto o di gusto di varia entità. Tra questi, dopo tre giorni, chi era stato trattato con ensitrelvir iniziava a sentire un miglioramento più significativo rispetto a quello di chi era stato sottoposto a un placebo. Dopo una settimana, il numero di chi riferiva ancora tali deficit era del 39% più basso nel gruppo dei trattati con il dosaggio più alto rispetto a chi aveva assunto il placebo, mentre tre settimane dopo la situazione era simile in tutti i pazienti.

Secondo gli autori, virologi della Fujita Health University di Toyoake, in Giappone, l’antivirale, che ha già dimostrato di accorciare mediamente di un giorno la durata del Covid, potrebbe essere di aiuto nel recupero del gusto e dell’olfato, che potrebbe essere più rapido di quanto non accada naturalmente, e potrebbe essere particolarmente utile a tutti coloro che tendono a guarire dall’anosmia e dall’ageusia solo con estrema lentezza, con gravi ripercussioni sulla qualità di vita. Anche se questi sintomi sono meno presenti con le varianti di Sars-CoV 2 più recenti rispetto alle prime, restano gravi, soprattutto per le ripercussioni sull’alimentazione e sul tono dell’umore. Finora, l’unica cura possibile era una lenta rieducazione all’olfatto, basata sull’esposizione quotidiana a piccole quantità di aromi o sapori.

Se l’antivirale giapponese si confermasse efficace, potrebbe rivelarsi davvero prezioso, soprattutto qualora fosse approvato anche in Europa.

A.B.
Data ultimo aggiornamento 16 dicembre 2023
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco



Warning: Use of undefined constant lang - assumed 'lang' (this will throw an Error in a future version of PHP) in /var/www/nuevo.assediobianco.ch/htdocs/includes/gallery_swiper.php on line 201

Notice: Undefined index: lang in /var/www/nuevo.assediobianco.ch/htdocs/includes/gallery_swiper.php on line 201

Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

Chiudi

Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

VAI ALLA VERSIONE COMPLETA