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I traumi sportivi alla testa fanno lievitare
il rischio di malattie neurodegenerative

I ripetuti traumi alla testa possono aumentare di molto il rischio di sviluppare una demenza, anche a molti anni di distanza. L’associazione non è del tutto nuova, ma ora uno studio indipendente condotto dai ricercatori dell’Università di Nottingham, in Gran Bretagna, commissionato dalla England’s Football Association (FA), la rafforza. In esso sono stati infatti valutati 450 calciatori professionisti in pensione, o comunque con più di 45 anni e quindi non più in attività, ed è stato valutato il numero medio di colpi di testa che ciascuno di loro aveva affrontato durante la propria carriera, chiedendo di riconoscersi in una delle tre seguenti categorie: da 0 a 5, tra 6 e 15, e più di 15 per sessione di allenamento o partita.

Quindi gli autori sono andati a vedere l’incidenza della dei deficit cognitivi e delle malattie neurodegenerative, e hanno scoperto un evidentissimo legame: coloro che avevano affermato di aver effettuato mediamente tra 6 e 15 colpi di testa per sessione avevano un rischio di ottenere punteggi insufficienti ai test cognitivi che era 2,7 volte più alto di quello di chi aveva detto di aver effettuato tra 0 e 5 colpi, e il rapporto era ancora più elevato in chi aveva affermato di aver fatto più di 15 colpi di testa per sessione. Tradotto in rischio medio di sviluppare una malattia neurodegenerativa, l’aumento, in questi professionisti rispetto alla popolazione generale, è di 3,46 volte. Che la situazione sia preoccupante, e che i rischi siano ormai evidenti, lo si vede anche da una class action intentata contro alcuni governi da 380 ex giocatori di calcio, football, rugby e altri sport di contatto, per non averli adeguatamente protetti dalle concussioni e aver quindi aumentato molto il rischio di sviluppare una demenza di Alzheimer o di altro tipo, un morbo di Parkinson, una sclerosi laterale amiotrofica e così via: tutte malattie la cui incidenza, in queste categorie, è straordinariamente elevata. Dal canto suo, la FA ha introdotto nuovi regolamenti che vietano i colpi di testa ai ragazzi con meno di 12 anni, ma è chiaro che questo provvedimento non basta, e oltretutto è nazionmale. Probabilmente, in un futuro non lontano, si arriverà a modificare la pratica di questi e altri sport, vietando i traumi al capo, perché i dati sono ormai incontrovertibili e preoccupanti.

A.B.
Data ultimo aggiornamento 2 agosto 2023
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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