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Gli PFAS si nascondono anche nei prodotti
per l’igiene intima: un rischio inutile

Gli PFAS (perfluoroalchili), noti anche come sostanze chimiche perenni, famiglia che comprende decine di composti pressoché ubiquitari, associati a rischi molto rilevanti tra gli altri per lo sviluppo del feto, per il sistema nervoso, per quello endocrino, per il fegato e i reni e per lo sviluppo di tumori, sono presenti anche nei prodotti per l’igiene intima quali assorbenti, tamponi e pannoloni per incontinenti di entrambi i sessi, e rilasciati dalla carta igienica, andando così a costituire un rischio tanto per il contatto diretto con il corpo, quanto per la dispersione nell’ambiente. La loro presenza negli assorbenti e in generale nei prodotti a contatto con il tratto genitale è emersa in un’indagine commissionata dall’associazione di consumatori statunitensi Mamavation, che ha ne fatto analizzare 46 da laboratori certificati, trovando prove della presenza di PFAS in 22, 13 dei quali pubblicizzati come biologici, non tossici, biodegradabili, naturali, o addirittura privi di sostanze tossiche pericolose, in quantità che variano da 111 a 153 parti per milione.

Secondo gli esperti interpellati a commentare i dati, la presenza di PFAS nei prodotti a contatto con una zona del corpo molto vascolarizzata come il tratto genitale può rappresentare un pericolo particolarmente grave, perché l’assorbimento nell’organismo è più probabile. E dal momento che non sono indispensabili, gli PAFS dovrebbero essere vietati, almeno in questa categoria merceologica. Anche perché quelli provenienti da questi prodotti si disperdono poi nell’ambiente, a cominciare dalle acque, da dove poi rientrano in circolazione, arrivando fino all’acqua potabile.

Lo stesso vale per la carta igienica,  secondo uno studio pubblicato su Environmental Science & Technology Letters dai ricercatori dell’Università della Florida di Gainesville, che hanno analizzato le acque reflue di alcune città di Africa, Stati Uniti ed Europa, alla ricerca di una trentina di PFAS specificamente provenienti dalla carta igienica, visto che è già noto che i fanghi ne contengono. Il risultato è stato chiaro: anche se in piccole quantità, gli PFAS arrivando anche da lì, e anche in quel caso sarebbe opportuno eliminarli, e trattare le acque reflue tenendone conto.

Gli PFAS sono plastificanti presenti in numerosissimi prodotti per la cosmetica, nei farmaci, nelle vernici, in quasi tutto il packaging alimentare in plastica, nei componenti delle auto e nei rivestimenti per le abitazioni e in decine di categorie di prodotti: in altre pariole, in una quantità pressoché illimitata di merci, al punto che si stima che tutti gli abitanti della terra ne abbiano all’interno del proprio corpo, non riuscendo a evitare il contatto. Ma ora si sta iniziando a cercare di limitarne l’impiego, via via che si dimostrano i gravi danni sulla salute, soprattutto quando il loro impiego non è strettamente necessario.

A.B.
Data ultimo aggiornamento 7 marzo 2023
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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