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I lupi della zona di Chernobyl sviluppano mutazioni che li proteggono dai tumori

Gli animali che vivono nella cosiddetta CEZ (da Chernobyl exclusion zone), la zona di esclusione attorno alla centrale nucleare di Chernobyl, dove nessuno può fermarsi, potrebbero aver sviluppato alcune mutazioni genetiche che li proteggerebbero dal cancro. Questa l’ipotesi avanzata da Cara Love, ecotossicologa dell’Università di Princeton, negli Stati Uniti, al recente congresso della Society of Integrative and Comparative Biology svoltosi a Seattle, Washington, in una relazione che ha destato grande interesse. La Love, che non ha ancora pubblicato i dati su una rivista, ha lavorato sul campo, nel 2014, prelevando campioni di sangue dai lupi (Canis lupus) che vivevano nella zona, e dotandoli di radiocollari per poterne monitorare gli spostamenti. Ha così visto che gli animali erano stati esposti a 11,28 millirem di radioattività al giorno per tutta la loro vita, un quantitativo più di sei volte il limite considerato sicuro per un essere umano. Ma ha anche osservato che quei lupi presentavano alterazioni dei geni che regolano il sistema immunitario analoghe a quelle che si verificano in una persona sottoposta a radioterapia, e altre che sembravano conferire una particolare resistenza rispetto al rischio di sviluppare tumori. Non sono ancora noti i dettagli, ma il lavoro conferma che gli animali, o per meglio dire il loro genoma, è straordinariamente versatile e, come già emerso, tra gli altri, in uno studio del 2015, sembra adattarsi velocemente alla radioattività. Già allora erano stati censiti moltissimi alci, caprioli, cervi, cinghiali, oltre ai lupi.

Si attendono ora i particolari dello studio della Love, che potrebbero rivelarsi molto utili anche per gli esseri umani, in particolare in relazione ai tumori.

A.B.
Data ultimo aggiornamento 16 febbraio 2024
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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