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Mangiare formaggio di sera potrebbe aumentare la probabilità di avere incubi

Mangiare formaggio a cena, o comunque poche ore prima di coricarsi, potrebbe aumentare la probabilità di avere un incubo durante il sonno.

L’esistenza di un’associazione tra formaggi e sogni spaventosi è abbastanza nota a livello popolare, ma finora non era mai stata approfondita da una ricerca specifica, volta a verificare se fosse o meno fondata. Per questo i ricercatori dell’Università di Montreal, in Canada, hanno condotto un primo sondaggio tra oltre mille studenti universitari e iniziato a trarre qualche conclusione, e a fornire una spiegazione plausibile. Come hanno illustrato su Frontiers in Psychology, circa un terzo dei partecipanti ha riferito di avere regolarmente incubi, le donne sono risultate essere quelle più capaci di ricordare i dettagli e anche quelle con un’incidenza di intolleranza o allergia al lattosio doppia rispetto a quella degli uomini.

Quattro su dieci si sono detti convinti che il rischio di avere un incubo era superiore se mangiavano di notte, mentre uno su quattro ha attribuito la cattiva qualità del sonno a un certo cibo tra i quali quelli speziati, i dolci e i formaggi, e il 5% ha associato gli incubi a un alimento, soprattutto a un dolce o a un formaggio. Inoltre, coloro che avevano una dieta peggiore sono risultati essere più inclini ad avere sogni negativi.

La vera sorpresa, però, è arrivata quando i ricercatori hanno confrontato l’intolleranza o l’allergia al lattosio con l’incidenza degli incubi: procedevano di pari passo, così come con la scarsa qualità del sonno e i possibili sintomi gastrointestinali.

Anche se si tratta di un dsoindaggio in cui i paryteciopanti hanno risposto liberamente, e quindi di una rilevazione che presenta limiti statistici, i risultati suggeriscono che sia tutto collegato: chi ha un’intolleranza o un’allergia e mangia derivati del latte prima di dormire dorme peggio, si sveglia nelle fasi di sonno REM nelle quali sogna (e che spesso non si ricordano al mattino) e talvolta ha sintomi gastrrointestinali. La buona notizia è che modificando la dieta, ed evitando i formaggi di sera tardi (ma non il latte, che anzi può avere un effetto positivo sul sonno) si potrebbero garantire sonni assai più ristoratori.

A.B.
Data ultimo aggiornamento 10 luglio 2025
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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